Youssef Zaghba, identificato come il terzo terrorista dell’attacco di Londra, fu fermato a marzo 2016 all’aeroporto di Bologna, città da cui stava per prendere un volo diretto a Istanbul. Il ventenne era italo-marocchino e aveva con sé solo un piccolo zaino, il passaporto e un biglietto di sola andata: circostanze sospette, che insieme alla rotta aerea per la Turchia, ne fecero disporre il fermo per accertamenti. Fu contattata la madre, che risiederebbe tutt’ora nella provincia del capoluogo emiliano.
Gli altri due terroristi dell’attacco erano Khuram Butt e Rachid Redouane, entrambi di Barking. Il primo, 27 anni, era considerato il capo della cellula che ha sferrato l’attacco ed è l’uomo che compare nel documentario di Channel 4 sull’integralismo islamico nel Regno Unito mentre srotola una bandiera dell’Isis a Regent’s Park. Il filmato è andato in onda l’anno scorso, l’uomo viene ripreso con due predicatori islamici noti alle forze dell’ordine mentre discute con gli agenti di polizia che erano intervenuti.
Nuova perquisizione in un quartiere vicino alle abitazioni di due dei jihadisti. La polizia e’ entrata in azione a Ilford, circa tre chilometri a nord di Barking, nell’est di Londra dove vivevano almeno due dei terroristi del London Bridge. Almeno una dozzina di bombe Molotov sono state trovate nel furgone usato dai tre jihadisti. La polizia ha trovato nel veicolo “quelle che sembravano essere bottiglie piene di un liquido incolore con stracci” al posto dei tappi: “Chiaramente sembravano essere cocktail Molotov”, ha riferito un giornalista.
Intanto, Theresa May si aspetta una revisione dell’operato di polizia e servizi segreti dopo le polemiche sulle falle dell’anti-terrorismo. La premier britannica lo ha detto nel corso di un’intervista a Sky News affermando che auspica venga fatto come nel caso dell’attacco di Manchester, rispetto al quale l’MI5 ha avviato un’inchiesta interna per fare luce su possibili errori nella prevenzione della strage.