Primo incontro alla Casa Bianca tra il presidente eletto Donald Trump e il presidente Barack Obama. Un meeting “cordiale”, sebbene non è un mistero che i due non sono mai andati d’accordo.
Ma il protocollo impone cortesia istituzionale, così hanno parlato di un incontro straordinario (e storico, perché non si erano mai visti da vicino). “E’ stato un colloquio eccellente”, ha detto il presidente Usa subito dopo l’incontro con il presidente eletto, durato un’ora e mezzo. “E’ stato un grande onore – ha fatto eco Trump – e non vedo l’ora di continuare a collaborare con Obama in futuro. Il presidente – ha detto – è una gran brava persona”. Naturalmente tutte frasi di circostanza condite da molto ipocrisia.
L’obiettivo vero – oltre lo “scambio di consegne” e la “transizione” che precede l’insediamento di gennaio – era lanciare un messaggio distensivo dopo lo tsunami Trump, all’altra pancia del paese, i clintoniani rimasti sconfitti che non accettano il biondino 70enne come presidente e quindi protestano in migliaia per le strade americane. Un centinaio di arresti e tumulti un po’ dappertutto.
Ma la democrazia è democrazia e nessuno potrà mettere in discussione un risultato clamoroso quanto abbastanza prevedibile per chi, come Trump, invece di dar retta a sondaggi palesemente taroccati e agli endorsement di convenienza da parte della grande stampa Usa e internazionale, parlava con la gente e toccava con mano il loro malcontento e il grande disagio davanti a una amministrazione che si è rivelata fallimentare in molti punti, dalla politica estera a quella interna. 8 anni sprecati, direbbero i Clinton dietro le mura domestiche.
I due, al di là dei comunicati formali, si sono scambiati sorrisi falsati e hanno fatto dichiarazioni di rito, ma resta l’imbarazzo di Obama che ha dovuto ricevere l’uomo più odiato che potesse mai ricevere nella casa da cui sta per cedergli il posto.