Fecero un “buco” alle Poste e rapinarono 171mila euro, preso uno dei banditi

E' successo nel 2017 all'ufficio postale di Schiavonea quando due persone fecero irruzione armati e travisati. Prima di fuggire legarono i dipendenti. Uno dei presunti autori incastrato dal Dna. Si stringe il cerchio attorno al complice

Carlomagno

Armati e travisati, avevano fatto irruzione in un ufficio postale entrando da un buco realizzato da un magazzino confinante. Una volta dentro, i banditi hanno minacciato con le armi i dipendenti, facendosi aprire la cassaforte e il bancomat rapinando oltre 170mila euro. Per fuggire hanno legato i dipendenti e poi si sono dileguati. Eโ€™ questo il copione di una brutta rapina avvenuta nel 2017 alle poste di Schiavonea, frazione marina di Corigliano.

Ci sono voluti due anni e mezzo di indagini ma alla fine i Carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro sono riusciti a risalire a uno dei presunti autori, arrestandolo con lโ€™accusa rapina aggravata e sequestro di persona aggravata. Si tratta di Mario Petrini, rossanese di 46 anni con diversi precedenti, anche specifici. Lโ€™uomo รจ stato incastrato dal Dna, dallโ€™incrocio dei tabulati telefonici e dalle telecamere di videosorveglianza. Si sta stringendo il cerchio sullโ€™altro complice.

I fatti risalgono al maggio del 2017 quando due persone completamente travisate facevano irruzione presso lโ€™ufficio postale di Schiavonea durante la pausa pranzo, quando allโ€™interno erano rimasti solo i dipendenti ed un cliente.

La rapina – Lโ€™assalto era stato da film, infatti, i due uomini, che indossavano guanti, passamontagna e tute da lavoro, entravano nellโ€™ufficio postale dal bagno, dopo aver effettuato un buco nella parete confinante con un magazzino non utilizzato da tempo.

I due banditi si erano serviti oltre che dei classici attrezzi, anche di un โ€œarieteโ€ artigianale di consistenti dimensioni. Una volta allโ€™interno dellโ€™ufficio postale avevano minacciato tutti i presenti puntandogli, anche alla testa, delle pistole che avevano con sรฉ e si erano fatti consegnare tutti i contanti in quel momento presenti allโ€™interno dellโ€™Atm e della cassaforte, per un totale accertato di 171 mila euro, che avevano infilato in delle buste di plastica per la spesa.

La fuga – Quindi, per ottenere il tempo necessario alla fuga, avevano legato tutti con fascette di plastica e corde, scappando dal buco nella parete da dove erano entrati.

Giunti sul posto i Carabinieri ausonici, delimitavano immediatamente tutta la scena del crimine e i militari della Sezione operativa iniziavano un accurato sopralluogo, rinvenendo nel magazzino attiguo allโ€™ufficio postale, da dove erano entrati, le due tute da lavoro nonchรฉ lโ€™ariete, utilizzati dai malviventi. Unโ€™azione criminale da manuale, studiata e preparata a tavolino. Professionisti.

Le indagini – Venivano svolti sugli arnesi i rilievi necessari per risaltare eventuali tracce di Dna e sottoposti a sequestro penale. Tutto il materiale veniva inviato al Ris di Messina per gli accertamenti tecnico-scientifici e la comparazione con la Banca dati nazionale del Dna.

Inoltre venivano ascoltati tutti i presenti, visionate le telecamere nel raggio di parecchie centinaia di metri dallโ€™ufficio postale e analizzati i tabulati telefonici.

Importanti riscontri venivano ottenuti sia dai tabulati telefonici, sia dai riscontri pervenuti oltre due anni dopo dal Ris, poichรฉ nel primo caso veniva evidenziata nellโ€™orario della rapina la presenza di alcuni soggetti di Rossano che si erano giร  resi responsabili qualche mese dopo questa rapina di unโ€™altra con le stesse modalitร  presso lโ€™ufficio postale di Bocchigliero; nel secondo caso gli accertamenti scientifici del Raggruppamento investigazioni scientifiche di Messina avevano riscontrato – senza possibilitร  di errore – sul polsino di una delle due tute, tracce genetiche appartenenti allโ€™arrestato.

Sulla base della ricostruzione ย e dellโ€™impianto accusatorio, fondato sugli elementi indiziari rilevati dai Carabinieri di Corigliano, lโ€™autoritร  giudiziaria ha applicato allโ€™uomo la misura cautelare detentiva carceraria, ritenuta lโ€™unica adeguata, poichรฉ – scrive il giudice – nel caso di specie il pericolo di reiterazione รจ ben espressoย  dalle concrete modalitร  dellโ€™agire criminoso dellโ€™indagato [โ€ฆ], della sua spregiudicatezza e professionalitร  nel delitto, [โ€ฆ] del fatto che abbia agito travisato, armato di pistola, arrivando a legare mani e piedi dei presenti anche dopo aver perpetrato la rapina.

Il gip ha, inoltre, ritenuto sussistenti nel reato di rapina le aggravanti di aver agito travisato e armato, di aver posto le vittime in uno stato dโ€™incapacitร  dโ€™agire, di aver approfittato delle circostanze di luogo e tempo (essendo lโ€™ufficio postale chiuso in quel momento al pubblico). Indagini sono in corso per risalire al complice dell’arrestato.