CASERTA – Nelle prime ore di mercoledì, a San Cipriano d’Aversa (Caserta), Napoli, Benevento, L’Aquila e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta guidato dal Capitano Giovanni De Risi, stanno dando esecuzione ad un provvedimento di custodia cautelare in carcere, emesso dal Gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 5 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione in concorso aggravata dall’utilizzo di armi e di detenzione e porto illegale di armi, con l’aggravante dell’aver commesso i fatti con metodo mafioso ed al fine di favorire l’organizzazione camorristica del clan “dei Casalesi”, in particolare la fazione riconducibile Antonio Iovine, detto “o’ ninno”.
Si tratta di Renato Caterino detto “o’ ciucc“, Massimo Diana inteso “maruzziell“, Marco Simonetti detto “o’ mussuto“, Oreste Reccia alias “recchie e lepre” e Antonio Cerullo inteso “o’ putecar“. Per i cinque questa è una nuova ordinanza di custodia cautelare. Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione in concorso aggravata dall’utilizzo di armi e di detenzione e porto illegale di armi, con l’aggravante dell’aver commesso i fatti col metodo mafioso ed al fine di favorire l’organizzazione camorristica “dei casalesi”, in particolare la fazione riconducibile Antonio Iovine, inteso “o’ ninno”.
Il provvedimento cautelare – spiegano gli inquirenti – è stato emesso all’esito di un’articolata attività d’indagine svolta dal citato Reparto dal settembre 2012 al maggio 2015, attraverso attività tecniche e dinamiche ed accertamenti documentali, corroborate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Come riportato dal Gip nel provvedimento cautelare, le indagini hanno permesso di ricostruire le fasi di un episodio estorsivo verificandosi, il 21 settembre 2011, nei confronti di un imprenditore edile di San Cipriano d’Aversa, basata su una richiesta iniziale di 200 mila euro a titolo di tangente, decretata direttamente da Antonio Iovine, all’epoca dei fatti latitante, e pretesa a seguito della costruzione di un fabbricato abitativo e commerciale, edificato in Teverola;
Le indagini hanno inoltre permesso di appurare, a partire dal momento storico dell’arresto del padre Antonio, la posizione di vertice assunta da Oreste Iovine in seno alla predetta fazione. In questa fase un ruolo importante è stato assunto da Antonio Cerullo, quale custode di un vademecum indicante le “risorse finanziarie” per garantire il sostentamnento della famiglia Iovine e di cui ne era a conoscenza anche Massimo Diana. In tale contesto, è il Cerullo che mette a conoscenza Oreste dell’esistenza di vari debiti estorsivi di cui doveva “beneficiare” la sua famiglia, tra cui quello del citato imprenditore;
I militari hanno individuato in Marco Simonetti ed in un altra persona non identificata, quali soggetti incaricati direttamente da Oreste Iovine, per il tramite di Salvatore Venosa e Oreste Reccia, i componenti del gruppo di fuoco che si è reso responsabile di un atto di intimidazione mediante l’esplosione di colpi d’arma da fuoco contro il portone dell’abitazione del predetto imprenditore;
L’indagine ha certificato, è scritto nella nota della Dda di Napoli, l’apporto al sodalizio criminale de quo di Renato Caterino , imprenditore e cugino del predetto boss, quale mediatore nella vicenda tra Oreste Iovine e la vittima, e di Maurizio Di Puorto, quale riscossore della somma, consegnata in più tranche e risultata essere di complessivi 85 mila euro.
Per 4 dei 9 indagati, individuati a seguito delle indagini- Antonio Iovine, Oreste Iovine, Salvatore Venosa e Maurizio Di Puorto – non è stato richiesto alcun provvedimento cautelare, riconoscendo loro i benefici della collaborazione con la giustizia. Per 4 dei restanti indagati, i provvedimenti restrittivi in carcere sono stati notificati presso gli istituti di pena ove erano già ristretti e, per uno, presso la propria abitazione ove si trovava in regime di arresti domiciliari.