#IoApro1501. E’ questo l’hashtag usato da migliaia di esercenti che Venerdì 15 Gennaio apriranno in sicurezza le attività ormai collassate dalle decisioni del governo di chiudere bar, ristoranti, pizzerie, pub, gelaterie e pasticcerie, ma pure piscine e palestre.
E’ dunque disubbidienza civile di massa contro le disposizioni dei dpcm del presidente del Consiglio Conte che aveva promesso “ristori” che non solo faticano ad arrivare, ma si rivelano briciole rispetto al fatturato perso: un po’ come i 600 euro di marzo e aprile 2020.
Un settore, quello della ristorazione, che fattura miliardi di euro l’anno e che la chiusura forzata motivata dal fatto che i ristoranti potessero essere veicolo del virus, sta portando a fallimenti e a enormi difficoltà economiche, già aggravata dalla prima ondata a seguito della quale per poter restare aperti baristi e ristoratori erano stati costretti ad adeguare i locali spendendo migliaia di euro. Ma poi, davvero il cosiddetto Covid si trasmette nei locali? No, se si considera che nonostante la chiusura di questi mesi i casi di positività sono più che decuplicati.
L’iniziativa di protesta vede tra gli organizzatori Umberto Carriera, ristoratore di Pesaro, che ha raccolto decine di migliaia di adesioni in tutta Italia. Per la campagna, i promotori hanno realizzato il “Decalogo Pratico Commercianti Motivati” che racchiuso in un acronimo fa “DPCM”, mentre lo slogan è “Disubbidienza gentile”, che significa rispetto per le Forze dell’ordine qualora gli agenti dovessero presentarsi per elevare loro sanzioni per aver infranto i dpcm.
A sostenere chi sarà multato ci sarà un pool di avvocati pronti, codice alla mano, a dare battaglia nelle sedi preposte per farsi annullare i verbali, eventualmente anche per i clienti. Intanto loro promettono: “Riapriamo per non chiudere più”, cascasse il mondo. E lo faranno in tutta sicurezza, nel rispetto di tutte le norme anti-contagio già previste per gli altri esercizi. Saranno gli stessi imprenditori a controllare che nessun cliente trasgredisca le regole. Conti al tavolo alle 21.45, per poi chiudere alle ore 22, in qualsiasi regione e in qualsiasi fascia: gialla, arancione e rossa.
Va detto anche che nella riunione del Comitato tecnico scientifico dello scorso 17 ottobre gli esperti, chiamati a pronunciarsi sulla chiusura dei locali di somministrazione al pubblico, non avevano suggerito al governo di chiudere bar e ristoranti. Detti esercizi potevano restare aperti a patto delle regole precedenti già stabilite. Tuttavia, poi Conte e Speranza hanno assunto la decisione tutta politica di chiuderli lo stesso lasciando precipitare sul lastrico migliaia di attività dietro cui vivono centinaia di migliaia, se non milioni di famiglie. Dunque o si riapre e ci si guadagna da vivere o si muore.