Creazzo voleva candidarsi con la Lega di Salvini: “E’ più forte”. Poi il ripiego in Fratelli d’Italia

Puntava in alto il sindaco di Santa Eufemia di Aspromonte, fino allo scranno più alto di Palazzo Campanella. I contatti tra il presunto mafioso Laurendi con il capo segreteria di Forza italia: "Ho mano e piedi per arrivare da Salvini"

Carlomagno
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Domenico Creazzo

Cercava spazi politici Domenico Creazzo, il sindaco di Santa Eufemia d’Aspromonte e consigliere regionale eletto con Fratelli d’Italia, finito agli arresti per voto di scambio elettorale politico mafioso.

Dopo aver capito di restare orfano di Mario Oliverio in quanto la sua candidatura era in bilico, Creazzo cercava spazi sul carro vincente, nel centrodestra, e doveva scegliere se passare con la Lega di Salvini, Forza Italia o Fratelli d’Italia.

La “valutazione” era stata affidata ad alcuni personaggi con le giuste entrature ed agganci politici. Domenico Laurendi, uno degli elementi centrali dell’inchiesta perché ritenuto organico alla cosca Alvaro, il fratello del sindaco Antonino Creazzo, e Carmelo Palamara, capo segretaria del capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale.

Siamo a marzo 2019 e sono i momenti decisivi per una candidatura. Per Domenico Creazzo si cerca una collocazione nel centrodestra, ma non per fare il riempitivo o la comparsa. Il sindaco doveva stravincere, arrivare primo nella circoscrizione sud, da sbaragliare anche i concorrenti più forti, come ad esempio Giuseppe Neri; quindi puntare in alto, alla presidenza del Consiglio regionale ed essere così il punto di collegamento con la ‘ndrangheta.

Già qualche giorno dopo, in data 12 marzo 2019, si legge nelle oltre 3.500 pagine dell’ordinanza, Domenico Laurendi prendeva contatti – proprio per sostenere la candidatura di Domenico Creazzo – con Carmelo Palamara, influente politico regionale in quanto capo segreteria del Presidente del gruppo di Forza Italia nel Consiglio Regionale Calabrese, ovvero uomo di fiducia del consigliere regionale Alessandro Nicolò, arrestato nell’agosto 2019 dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria nell’indagine denominata “Libro Nero”, con l’accusa di essere il referente politico in Consiglio Regionale della nota ed efferata cosca Libri operante in Reggio Calabria.

In una conversazione ambientale Carmelo Palamara esordiva dicendo che stava da tempo cercando di contattare Domenico Laurendi anche tramite messaggi.

Si comprendeva che il motivo dell’incessante invito di incontrarsi di persona risiedeva nel fatto che, in vista delle prossime elezioni regionali, Palamara Carmelo voleva interloquire con le altre forze politiche, per organizzare e catalizzare il voto su candidati comuni, e sapeva che Domenico Laurendi gestiva e controllava alcuni consiglieri regionali.

L’intento di Palamara era chiaro ovvero quello di unire in prospettiva della competizione regionale le forze del centro destra (Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega) e indicava tali Musumeci e Foti, come soggetti che idealmente avevano sposato il suo progetto politico.

Domenico Laurendi proponeva di “mettere qualcuno dei suoi” per fare un “associamento” col partito Fratelli d’Italia, anche se la forza politica che maggiormente era in grado di influire sul panorama politico era in quel momento storico il partito di Matteo Salvini.

Ciò cui puntava Palamara era di avere per il tramite di Domenico Laurendi un incontro con i “suoi” consiglieri. Laurendi rappresentava a Carmelo Palamara che era interessato a sostenere il progetto di alcuni suoi amici ingegneri presso il comune di Melicuccà per produrre biomassa.

La conversazione ritornava sul piano politico e Carmelo Palamara si vantava del suo legame con Domenico Laurendi affermando di aver detto a terze persone di disporre di un amico “che gestiva un gran mole di voti”.

Nelle intercettazioni si legge che Laurendi e Palamara cercano sponde dapprima con Forza Italia, poi con Salvini infine con Fratelli d’Italia, partito che veniva dato per vincente e che nella circoscrizione sud avrebbe potuto prende anche due consiglieri, così come è poi avvenuto.

PALAMARA: “Tu vuoi essere fuori e sei, FORZA ITALIA…E allora ci incontriamo, ai tuoi consiglieri gli dai il mio numero ci incontriamo, anche perché dobbiamo vedere, stiamo procedendo a fare i circoli…A prescindere dal circolo vale il coordinatore, vale il coordinamento”.

LAURENDI: “E metti a qualcuno dei miei là che facciamo una sorta di associamento”.

PALAMARA: “Ma ti sto dicendo”
LAURENDI: “MELONI stai dicendo?”
PALAMARA: “Con la MELONI…Allora con chi? Mandali qua”
LAURENDI: “Sono influenzati appresso a Salvini”
PALAMARA: “Ba boh, ho trovato l’onda giusta con mia moglie”, dice elogiandola: “Bravissima, bravissima, mandameli”

Le conversazione tra i due proseguono. Domenico Laurendi sponsorizzava la candidatura di Domenico Creazzo. Pur non stimandolo, si legge negli atti, perché nonostante l’ausilio offerto, Creazzo alle elezioni amministrative aveva scelto quale appoggio il Partito democratico, e Carmelo Palamara affermava che lo avrebbe comunque sostenuto.

Pertanto la conversazione si concludeva e i due concordavano sull’appoggio elettorale da dare a Domenico Creazzo che si sarebbe dovuto sedere ad un tavolo, scusarsi e sarebbe stato nominato coordinatore (di Forza Italia in cui doveva essere candidato in un primo momento).

LAURENDI: “Ieri ci siamo visti con Nino (Creazzo), suo fratello (Domenico) Come devo sapere, per due amici che fanno, ci dobbiamo vedere…Con coso lui vuole trovare un aggancio”
PALAMARA: “Con Salvini?”
LAURENDI: “Bravo”
PALAMARA: “Con Salvini, allora sai che facciamo, io ho, non la mano, ho mano e piedi per arrivare da Salvini, ma io non lo voglio candidare qua a lui, non lo voglio fare che si candidi lui, la deve fare in culo per all’epoca con me si è comportato male, dopo che gli ho riempito il c…”.

La candidatura di Domenico Creazzo prende corpo tra aprile e maggio 2019. Il sindaco di Santa Eufemia di Aspromonte in un primo momento aveva rifiutato l’offerta di candidarsi con il partito della Meloni perché FdI sullo scenario regionale avrebbe potuto prendere massimo due seggi. E lui, voleva un partito sicuro, indicando nella Lega il movimento con le maggiori possibilità di vittoria. Poi le cose andarono a finire diversamente e Creazzo, candidato con la Meloni ha sbarazzato tutta la concorrenza arrivando primo con 8.033 voti, per gli inquirenti, voti che gli ha procurato il clan Alvaro in cambio di avere un referente in Consiglio regionale.

Scrivono i magistrati: “Dai contatti di Laurendi con il mondo istituzionale e dei colletti bianchi emergeva chiaramente che la ‘ndrangheta avrebbe dato appoggio al candidato (Creazzo) che avrebbe poi dovuto “garantirla”.

In pratica ai “politici”, Laurendi aveva voluto fare sapere di quello che sarebbe stato chiaramente il suo impegno personale nonché della sua cosca in supporto di Domenico Creazzo, ma già aveva messo sul tavolo quelle che sarebbero state le condizioni cui il politico avrebbe dovuto sottostare: “garanzia” (del risultato elettorale) in cambio di “garanzia” (di soddisfacimento delle pretese della ‘ndrangheta), ovvero reciproche prestazioni su un piano paritetico. Questa volontà emerge in diverse intercettazioni, tra cui in un dialogo intercorso tra Natale Lupoi, ieri finito in manette, e Domenico Laurendi.

Dino Granata

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