28 Novembre 2024

Corruzioni in appalti Anas, Verdini jr non risponde al gip. Denis: “Pm vogliono Salvini”

Il padre di Tommaso sull'inchiesta: 'Vogliono Salvini'. Stessa scelta di non parlare fatta dagli altri raggiunti da misura cautelare. Indagato Vito Bonsignore. Dalle carte altri presunti favori a politici

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Scena muta davanti al Gip. Si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere le persone, tra cui Tommaso Verdini e il suo socio Fabio Pileri, che il 28 dicembre scorso sono state raggiunte da misura cautelare nell’ambito della indagine della Procura di Roma sulle commesse milionarie in Anas.

Una strategia difensiva condivisa tra tutti gli indagati e i loro legali che in questa fase preferiscono analizzare l’impianto accusatorio, contenuta in centinaia di pagine. Atti dai quali emerge il presunto “sistema” illecito, fatto di favori anche alla politica, messo su da Verdini jr e dal padre Denis, anch’egli indagato, attraverso la società di lobbying Inver che veniva utilizzata dagli imprenditori coinvolti come ‘mezzo’ per arrivare a mettere le mani su una serie di appalti.

Alcuni difensori hanno annunciato ricorso al Riesame, altri lo stanno valutando ma sostanzialmente il primo confronto con gli inquirenti si è concluso, come era prevedibile, in un “nulla di fatto”. “Questa indagine è durata due anni – spiega l’avvocato Alessandro De Federicis, difensore di Pileri -.

Il giudice ha impiegato 5 mesi per scrivere l’ordinanza: la scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere era obbligata. Abbiamo visto molte cose sulle quali avremmo da dire, ma in questa fase dobbiamo prima verificare l’entità dell’accusa”. Tommaso Verdini non si è recato a piazzale Clodio ma tramite i suoi legali ha trasmesso al giudice una dichiarazione in cui manifestava la sua volontà di avvalersene.

Dalle carte presenti in atti emergono intercettazioni e nomi di nuovi iscritti nel registro degli indagati. Tra loro c’è anche l’ex parlamentare ed eurodeputato, Vito Bonsignore, 80 anni, oggi imprenditore. Quest’ultimo si sarebbe rivolto alla società dei Verdini per promuovere progetti relativi ad alcune opere infrastrutturali tra cui la Orte-Mestre e la Ragusa-Catania. In una delle informative della Guardia di Finanza, a cui i pm coordinati dal procuratore Francesco Lo Voi hanno affidato le indagini, è citata una intercettazione ambientale di Denis Verdini che definisce “tutta fuffa” l’iniziativa giudiziaria dei magistrati capitolini.

In particolare, commentando nel luglio del 2022 le perquisizioni effettuate, l’ex parlamentare afferma che “è sempre la stessa storia: c’è qualcosa di politico che vogliono trovare e che non c’è, ma che vogliono trovare perché uno è Verdini in testa c’è Salvini (il genero e cognato di Tommaso, ndr)”.

Verdini ha provato a tranquillizzare il figlio Tommaso e Pileri. “E’ inutile rimuginare – scrive in sintesi la Guardia di Finanza in una informativa – sulla questione che la tesi è traffico di influenze e corruzione, per cui ‘non è detto che siano soldi l’utilità'”. Per l’ex parlamentare “dalla lettura del decreto (di perquisizione ndr) è tutta fuffa, il problema è da vedere che cosa altro c’hanno”. Il nome di Salvini spunta anche in una intercettazione del 14 novembre del 2022. A parlare è Pileri. “Il ministero… Matteo… c’ha dato carta bianca e noi siamo state persone perbene. L’abbiamo incontrato – sostiene -, gli abbiamo detto ‘Matteo, per non mettere il casino. Mo, per adesso, i nostri clienti che si occupano di infrastrutture li lasciamo’. E lui ci ha solo ringraziato”.

Per chi indaga, però, sono molti i favori che la ‘cricca’ avrebbe garantito ad esponenti politici per ottenere gli appalti. Verdini junior si sarebbe anche speso per trovare i biglietti della Scala per il sottosegretario Federico Freni. “Verdini si è prodigato a trovare anche un alloggio in hotel, a prenotare la cena in un noto ristorante di Milano a favore del sottosegretario e acquistare dei biglietti per la prima della Scala”, scrive la Gdf. I posti per il Nuovo Regio Ducal Teatro il figlio di Verdini li avrebbe trovati tramite una terza persona per poi prenotare tre camere all’hotel De La Ville.

Dalle carte dell’indagine emerge, per l’accusa, il presunto ‘sistema’ che ruotava intorno alla società di lobbing Inver. A quest’ultima, gestita da Tommaso Verdini e Fabio Pileri alcuni imprenditori si sono rivolti per ottenere, in cambio di utilità, parte delle ricche commesse della società che si occupa di infrastrutture stradali e gestisce la rete di strade statali e autostrade di interesse nazionale. La Inver ‘facilitava’ una serie di ditte nel partecipare e vincere, grazie all’accesso ad informazioni riservate, appalti con l’Anas potendo contare su due dirigenti ribattezzati in una intercettazione “i marescialli che presiedono il fortino”, ai quali la ‘cricca’ garantiva avanzamenti di carriera e conferme in posizioni apicali di Anas.

In questo meccanismo triangolare un ruolo chiave era ricoperto dall’ex parlamentare. Uno “stratega” che poteva garantire sponde politiche, almeno questo è il convincimento degli inquirenti, per arrivare a dama nell’affidamento degli appalti. “Emerge che Denis Verdini – scrive il gip – è socio di fatto della Inver, decide la sua strategia, è colui che in virtù del suo peso politico e dei suoi rapporti con il sottosegretario Freni (non indagato nel procedimento,ndr) e con il dottor Bruno assicura sponde o appoggi tali da consentirgli, direttamente o tramite il figlio Tommaso, e Pileri di promettere e garantire” ai funzionari pubblici “avanzamenti di carriera in Anas o ricollocamento in posizioni lavorative di rilievo”.

In una intercettazione Pileri si spinge a citare anche un presunto accordo con la Lega. “Quando s’è fatto la lista d’accordo con Massimo – afferma l’indagato parlando con un imprenditore – quando nel Consiglio di amministrazione è passato con loro e gli ha dato una mano quello della Lega, lui ha fatto un accordo con quelli della Lega di futura collaborazione con Matteo e con noi tramite Freni un rapporto di intermediazione…ci ha chiesto una lista di persone interne a quel gruppo da aiutare e noi gli abbiamo messo un po’ di persone che ci hanno dato i nostri”.

Su quanto sta emergendo dall’indagine capitolina gli M5s, Pd e Avs chiedono un intervento del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. “Chiediamo una informativa urgente del ministro Salvini – ha detto Federico Cafiero de Rhao (M5s) – per riferire sul sistema di consulenza e appalti pubblici banditi da Anas, indagini che hanno coinvolto Tommaso Verdini. E’ gravissimo quanto sta accertando la procura di Roma”.

Per Debora Serracchiani (Pd) “la vicenda giudiziaria avrà il suo corso, ma ancora nessuno del governo ha smentito quanto appare negli articoli. C’è la necessità di dare trasparenza”.

Secca la risposta del governo con il ministro Tajani, che interpellato dai giornalisti in Transatlantico risponde: “Se deve riferire in aula? Deciderà lui. Che vogliamo fare ora il processo in Aula a Salvini? – prosegue – Noi siamo sempre stati garantisti, fino a quando non c’è una condanna definitiva” vale la presunzione di innocenza”.


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