Da un appalto da quasi 700mila euro per servizi di pulizia di una caserma a Velletri, secondo i pm “pilotato” da un generale dei carabinieri, ai quasi 165mila euro pagati da due imprenditori per una “mediazione” per entrare nel 2020 nei “servizi ristorazione”, del valore di 15 milioni di euro, presso sedi della Presidenza del Consiglio. Fino ad un presunto “meccanismo” di “accaparramento” delle “commesse” del Ministero delle Infrastrutture, che coinvolge “funzionari e dirigenti pubblici”.
Ci sono imputazioni delineate, riconosciute nelle misure cautelari, e casi inquietanti su cui ancora “c’è molto da approfondire” nell’inchiesta del pm di Milano Paolo Storari, condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, che ha portato ai domiciliari Oreste Liporace, 62 anni, ex comandante reggimento Allievi Marescialli e Brigadieri di Velletri e poi direttore dell’Istituto Alti Studi della Difesa, fino a oggi quando è stato sospeso dall’Arma.
Sempre ai domiciliari è finito l’imprenditore della logistica Ennio De Vellis, 63 anni, che nelle oltre 200 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Domenico Santoro appare come il trait d’union di gran parte delle vicende, anche per il suo stretto legame con Lorenzo Quinzi, una vita passata nei ministeri con vari ruoli e da gennaio scorso capo del dipartimento per gli Affari generali e la digitalizzazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Quinzi è indagato per turbativa, così come sono iscritti altri imprenditori, funzionari e dirigenti, mentre le Fiamme gialle hanno effettuato perquisizioni a carico di 22 persone (una decina gli indagati) e anche negli uffici del Mit. L’inchiesta nasce da una passata indagine per corruzione, dalla quale erano già venute a galla le “figure degli imprenditori” e fratelli Massimiliano e William Fabbro, interrogati e che hanno collaborato.
E’ emersa una “relazione” di interessi tra i due fratelli Fabbro e Liporace, documentata anche da “chat acquisite” e soprattutto è venuto fuori il ruolo di De Vellis. Proprio grazie a quest’ultimo e al generale, arrestato per corruzione, turbativa e false fatture, ai fratelli Fabbro sarebbero stati affidati, fino al 2021, i servizi di pulizia, anche della piscina, della caserma. In cambio Liporace avrebbe ottenuto 22mila euro, borse di Louis Vuitton da oltre 11mila euro, noleggi auto, biglietti per lo stadio Olimpico di Roma e per la Scala di Milano (da qui la competenza dei pm milanesi come ultima “utilità”).
“Signor Generale, buongiorno! Congratulazioni e al prossimo bagno della ‘greca’ con Dom Perignon vintage 2009”, gli scriveva uno dei Fabbro facendo riferimento al simbolo del grado. Inoltre, nell’ordinanza piena di “omissis”, perché l’inchiesta prosegue a partire dai dispositivi sequestrati, si parla della “esistenza di un meccanismo” sulla base del quale l’imprenditore De Vellis “si accaparra le commesse” del Mit. Per cinque di queste almeno, come ricostruito negli atti, Quinzi avrebbe interessato De Vellis e le sue “5-6 società compiacenti”: il servizio di “trasloco” di 750 dipendenti dal ministero, la “messa in sicurezza” per il “pericolo di caduta” calcinacci dai balconi del Mit, il facchinaggio, la “disinfestazione vespe”, il “ripristino e restauro dell’orologio del Mit”. I colloqui tra Quinzi e l’imprenditore, anche lo scorso marzo, sono stati videoregistrati dagli investigatori nel suo ufficio al ministero. I due avevano nascosto per timore i telefoni.
Quinzi diceva: “C’abbiamo pendenze, fatture te le abbiamo pagate tutte?”. E ancora: “Poi magari mi fai un lavoretto quando mi serve”. Si indaga su soggiorni a Sestriere che avrebbe ottenuto in un residence di proprietà di De Vellis, che, tra l’altro, “sfruttava o vantava” una “relazione esistente o asserita con un pubblico ufficiale allo stato non identificato, ma appartenente al Dis (Dipartimento informazioni e sicurezza)”. Tra gli altri capitoli dell’inchiesta anche per traffico di influenze illecite i tentativi, andati a vuoto, dei Fabbro, sempre attraverso “mediazioni” pagate, di avere “appalti all’interno del Vaticano” o dall’Ordine dei Francescani. E il focus su quelli della “Avvocatura generale dello Stato” con un funzionario amministrativo dell’Economato, Ugo Centore, che risulta tra gli indagati.