“In Libia si è avviato un percorso di stabilizzazione. Facciamo questa conferenza per il popolo libico e perché vogliamo che il popolo libico possa decidere in via democratica del proprio futuro”. Lo ha detto il premier Giuseppe Conte in una dichiarazione a Villa Igiea prima dell’inizio della conferenza sulla Libia di Palermo alla quale partecipano, spiega, delegazioni di trenta Paesi e dei principali organismi internazionali.
“L’Italia ha promosso questa conferenza perché vuole offrire un contributo, nel quadro delle Nazioni, al processo di stabilizzazione della Libia. Saranno qui presenti i principali protagonisti dello scenario libico”, ha affermato Conte nel suo “welcome message” per la conferenza di Palermo “Tutto questo perché cessino gli scontri armati e la Libia sia avviata ad un percorso di stabilizzazione”, sottolinea Conte.
Il generale Khalifa Haftar è arrivato a Villa Igiea dove è stato accolto, con stretta di mano, dal premier Conte all’esterno dell’albergo che ospita la conferenza per la Libia. Conte ha in programma incontri bilaterali con tutte le delegazioni libiche presenti a Palermo e con il generale Khalifa Haftar.
Palermo diventa la casa di tutti i libici per due giorni, ma il colpo di scena viene servito prima di cena. L’osso più duro, il generale Khalifa Haftar, dopo mille tira e molla, alla fine è arrivato in Sicilia per la conferenza internazionale promossa dall’Italia.
Anche se lo ha fatto alle sue condizioni. Il generale della Cirenaica, al culmine di una giornata di attesa via via più spasmodica, è arrivato in tarda serata a Villa Igiea. Il premier Giuseppe Conte gli è andato incontro e i due hanno avuto un fitto colloquio, a portata di fotografi. Poi però Haftar è andato via, disertando la cena con gli altri libici. La partita di Palermo, comunque, è cominciata ed il padrone di casa ha lanciato il primo dado: “Siamo qui per aiutare il popolo libico a decidere del suo futuro”.
Haftar, tassello chiave nel puzzle libico, ha tirato la corda fino all’ultimo. Nelle ultime settimane ha tenuto il pallino, diventando l’oggetto principale delle attenzioni della diplomazia italiana, ma anche dei russi e degli americani. In un estenuante balletto di promesse e ripensamenti. Fino al clamoroso rifiuto della vigilia, con la motivazione che certi invitati a Palermo non gli stavano bene. La sua presenza a Palermo era però troppo importante ed i contatti con Roma sono proseguiti fino all’ultimo sì, strappato al generale al fotofinish, ma con modalità non subito chiare.
All’inizio, sembrava che il compromesso potesse essere un mini-summit a margine dei lavori ufficiali tra Haftar, Conte, il presidente egiziano Sisi, il premier russo Medvedev e altri leader africani. Per consentire al generale di fare presenza senza sedere al tavolo con i suoi rivali, come il Qatar e gli elementi della Fratellanza Musulmana rappresentati a Tripoli. Palazzo Chigi, in serata, ha però smentito questo tipo di ‘deviazione’ dal programma ufficiale. Finalmente, dopo una cronaca quasi minuto per minuto sui suoi spostamenti, da Bengasi Haftar è arrivato a Villa Igiea. Il saluto con Conte si è tramutato in colloquio, tanto da richiedere l’arrivo di un interprete. La scena è intensa: il premier gesticola, come a voler convincere l’interlocutore a cenare con tutti gli altri, mentre il generale sorride teso.
“Il tuo contributo a questo summit è importante”, gli dice Conte. Alla fine però, Haftar saluta e se ne va, dopo aver stretto la mano anche al ministro Enzo Moavero. La sua partecipazione a Palermo, comunque, non si conclude qui. E con il suo sbarco in Sicilia, per nulla scontato, Conte ha ottenuto un primo successo. Anche se non è ancora detto se il premier riuscirà nell’impresa di fare incontrare il generale con gli altri tre ‘contendenti’ della disfida libica: il premier Fayez al Serraj, il presidente del Parlamento di Tobruk Aguila Saleh ed il capo dell’Alto Consiglio di Stato Khaled al Meshri. (Ansa)