Negli atti dell’indagine relativa all’operazione di polizia denominata “Ultima spiaggia”, è stato accertato che in seno alla cosca PAVIGLIANITI, egemone nel comprensorio dei comuni di San Lorenzo e Bagaladi, operano i fratelli Domenico, Settimo, Angelo, (detenuti); Antonino, Giuseppe, Santo Salvatore e Vincenzo, che hanno esteso i loro interessi anche nel nord Italia.
Le redini della cosca sono state storicamente rette da Domenico Paviglianiti (nato a San Lorenzo nel ’61 e residente a Lomazzo (Como), il quale ne rappresenta il vertice indiscusso ed in atto è recluso. In considerazione di tale regime carcerario, prima degli ultimi arresti che hanno interessato la consorteria, gli interessi della cosca venivano curati principalmente dai fratelli Settimo e Angelo Paviglianiti, cui si riconoscono poteri direttivi e di gestione dei traffici illeciti.
Dall’esame di alcuni provvedimenti giudiziari che hanno interessato gli esponenti della famiglia PAVIGLIANITI, (caposaldo è l’operazione convenzionalmente denominata SIM CARD), emerge che i suoi componenti traevano larghi profitti dal traffico di sostanze stupefacenti. La relativa sentenza dichiarava PAVIGLIANITI Domenico, in concorso con PAVIGLIANITI Settimo, PAVIGLIANITI Angelo, PAVIGLIANITI Saverio, PAVIGLIANITI Natale, MAESANO Santo, NUCERA Mario, BRUZZANITI Domenico, ALTOMONTE Domenico, MALASPINA Consolato, riconosciuti colpevoli di associazione mafiosa, per aver attivato l’organizzazione a San Lorenzo, Melito di Porto Salvo e comuni limitrofi e con propaggini in Lombardia, dove, con parte dei proventi ricavati dalla vendita della droga trasportata dalla Calabria, venivano acquistate armi per rifornire il mercato calabrese.
Gli introiti derivanti dal traffico di sostanze stupefacenti venivano reinvestiti anche in attività commerciali, della cui gestione si incaricavano direttamente gli esponenti della cosca, o loro prestanome. L’azzeramento della concorrenza è uno degli obiettivi che il sodalizio si prefigge di perseguire, in maniera tale da avere piena libertà d’azione e per il raggiungimento del quale si assiste ad un frequente ricorso ad azioni intimidatorie e danneggiamenti, la cui esecuzione mette il suggello al predominio della cosca sul territorio.
La pervasività del fenomeno mafioso è tale che nemmeno le istituzioni locali riescono a liberarsi e la sottile linea di demarcazione tra affiliati ed amministratori pubblici conniventi, diviene sempre più flebile. Nell’ultima operazione di polizia che ha colpito la cosca, convenzionalmente denominata “Ultima spiaggia”, si è infatti dimostrato come la consorteria abbia collocato nei punti nevralgici delle amministrazioni locali uomini di fiducia, attraverso i quali è stato possibile condizionare il regolare svolgimento della vita politico/amministrativa, nonché stravolgere le regolari procedure di assegnazione dei lavori pubblici, diventati quindi appannaggio di una ristretta cerchia di imprenditori affiliati e/o contigui alla cosca.
A dispetto di quanto accade nella vicina Melito Porto Salvo, la cosca PAVIGLIANITI consta di un numero di affiliati di gran lunga inferiore rispetto al sodalizio capeggiato dagli IAMONTE; ciò per effetto di una scelta ben precisa del suo attuale capo locale, PAVIGLIANITI Settimo, che, sulla scorta di quanto riferito dal pentito AMBROGIO Giuseppe, avrebbe preferito la qualità alla quantità .
Il ruolo di direzione della cosca ricoperto da PAVIGLIANITI Settimo, benché condiviso con il fratello Angelo, è dimostrato dal contemporaneo sussistere di più fattori, uno dei quali è lo stato di subordinazione al quale sono sottoposti gli altri affiliati i quali, prima di adottare delle decisioni, devono conferire con lui.