Dopo l’Italicum, la prossima riforma del governo Renzi sarà quella sul conflitto d’interessi. Ad assicurarlo in una intervista apparsa stamane sul Corriere della Sera, è stata Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme.
“Se alcuni dei nostri ex leader o ex premier – spiega Boschi – avessero messo la stessa tenacia che hanno messo negli ultimi tempi sui dettagli della nuova legge elettorale, per abolire il Porcellum o per avere finalmente una legge sul conflitto di interessi, ci saremmo risparmiati molte fatiche. Ma non è mai troppo tardi. Vorrà dire che il conflitto di interessi lo porteremo in Aula nelle prossime settimane”.
Per la calendarizzazione, auspica il ministro, “chiederemo sia entro entro giugno”. Sono passati infatti venti anni che si parla di una legge sul conflitto d’interessi ma tra liti, veti e posizioni discordanti, non si è mai arrivati a nulla. La grande occasione la ebbe il governo Prodi tra il 2006 e il 2008 senza però che questa volontà fosse tramutata in atti concreti contro il conflitto di interessi, tema da sempre a cuore al popolo della sinistra dopo l’esperienza di governo di Silvio Berlusconi.
“La maggioranza è schiacciante”, riconosce la fedelissima del premier. Ma “questo non significa che non si possa aprire una discussione di merito sulle riforme costituzionali. Il superamento del bicameralismo paritario e la revisione del titolo V della Costituzione sono obiettivi storici: il testo – afferma il ministro – non è blindato anche se una maggioranza pronta a votare il disegno di legge uscito dalla Camera c’è già”, ricorda Boschi. “Siamo pronti a un confronto vero, su varie ipotesi, dal sistema delle garanzie a modelli diversi d’elezione, per esempio il modello simil Bundesrat, sino all’equilibrio dei poteri”.
Boschi esclude il rischio di scissione dopo l’Italicum. Nel Pd serpeggia il malumore dopo l’abbandono del partito di Pippo Civati, andato via dal Pd in fortissimo dissenso col presidente del Consiglio. “Noi non la vogliamo, la stessa minoranza non la vuole”, sottolinea Maria Elena Boschi. “E non la vogliono gli italiani che sono stanchi delle polemiche e non sentono il bisogno di nuovi piccoli partiti”. Secondo il ministro, il Pd “ha allargato il campo, coinvolgendo persone che guardano all’area liberal, ma anche a sinistra. Le nostre misure non sono di destra. C’è un progetto di cambiamento del Paese che in questo momento – conclude – solo il Pd può affrontare”.