Il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, sarebbe stato ucciso da “un missile sparato dall’esterno della residenza in cui alloggiava”, con alta probabilità “lanciato dall’estero”. Lo ha riferito in un comunicato il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (Irgc), citato dall’agenzia Irna.
Secondo gli sviluppi dell’indagine, “questa operazione terroristica è stata effettuata utilizzando un razzo a corto raggio con una testata di circa sette chilogrammi, che ha provocato una potente esplosione, proveniente dall’esterno del territorio della residenza degli ospiti”, afferma il corpo delle Guardie islamiche secondo cui l’operazione speciale “è stata ideata e portata avanti da Israele con il sostegno degli Stati Uniti”, sottolinea il comunicato dell’Irgc
La risposta per il sangue di Haniyeh “sarà una punizione severa, che sarà eseguita in modo appropriato, nel luogo e nel momento appropriati”, ha assicurato l’Irgc.
Il movimento palestinese Hamas ha riferito lo scorso 31 luglio che Haniyeh è stato ucciso in un attacco alla sua residenza a Teheran, dove era arrivato per partecipare all’insediamento del nuovo presidente iraniano. Il movimento palestinese ha attribuito la responsabilità a Israele e agli Stati Uniti, promettendo che questo attacco non sarebbe rimasto senza risposta.
Secondo una ricostruzione del New York Times, l’attentato sarebbe avvenuto con una bomba piazzata mesi prima nell’appartamento dove è stato poi ospitato il leader di Hamas, e una volta assicurati che era all’interno, l’ordigno è stato fatto deflagrare con un telecomando a distanza. Tesi messa appunto in discussione dalle Guardie islamiche che pure presidiacano la residenza e che – secondo testimonianze – avevano nei giorni precedenti “rafforzato la sicurezza”.
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Dopo l’assassinio di Haniyeh, anche il leader supremo iraniano Ali Khamenei ha ordinato un attacco diretto contro Israele. Un avvertimento preso molto sul serio da Israele e Stati Uniti che si attendono una imminente rappresaglia da parte di Teheran. Al riguardo Tel Aviv e Washington hanno già schierato nel Mediterraneo e nel Golfo Persico flotte di navi cariche di armamenti e jet pronti a rispondere in caso di eventuali attacchi.
Successivamente, il rappresentante permanente dell’Iran presso l’ONU, Amir Saeed Irvani, ha affermato che “Teheran, seguendo il diritto internazionale, si riserva il diritto di autodifesa per rispondere quando lo ritiene necessario”. Il diplomatico ha sottolineato che “questo omicidio non sarebbe avvenuto senza il sostegno dell’intelligence americana” e ha invitato il Consiglio di sicurezza dell’ONU a imporre sanzioni contro Israele.
Il viceministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov, ha definito la morte di Haniya “un omicidio politico assolutamente inaccettabile, che minaccia un’ulteriore escalation nella regione”.