Dopo la contestata tassa sulle merendine e la volontà di rimuovere il Crocifisso dalle scuole, arrivano le offese a politici e polizia scritte qualche anno fa su Facebook e ripescate da “Il Giornale”. E’ il nuovo fronte “caldo” che si è aperto contro il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, bersagliato per ore da critiche e richieste di dimissioni per avere in passato lanciato gravi offese a Daniela Santanché, Giuliano Ferrara, Silvio Berlusconi e la stessa Polizia di Stato.
Ex professore di economia politica all’università di Pretoria ed eletto alla Camera nel 2018 con il M5s, Fioramonti viveva all’estero nei giorni dei post contestati. Da lì osservava l’Italia e la politica e secondo il quotidiano milanese, sparava a zero su tutti. Da Silvio Berlusconi definito “l’imperatore della sfiga” durante il terremoto a L’Aquila, alla senatrice Daniela Santanchè bollata come “una demente bugiarda e venduta”.
Tanto da aggiungere: “Se fossi una donna, le sputerei in faccia”. Non si salva nemmeno la polizia: “Sembra più un corpo di guardia del potere, invece che una forza al servizio dei cittadini”, scriveva il non ancora ministro. Parole che rilette a un mese dal nuovo incarico, stridono nel silenzio dei vertici del M5s, con cui i rapporti sembrano freddini, e con i toni infuocati del centrodestra. “Ci aspettiamo la condanna di tutte le forze politiche, senza se e senza ma”, tuona Giorgia Meloni.
La presidente di Fratelli d’Italia chiama in causa anche il premier Conte: “Pretenda le dimissioni di una persona così palesemente indegna di rappresentare la nazione”. Segue a ruota Forza Italia che martella su Twitter con l’hashtag #Fioramontidimettiti, entrato poi nella top ten italiana. Per la capogruppo di Forza Italia al Senato Anna Maria Bernini, il ministro “ha dimostrato di essere un fiume in piena di arroganza, demagogia e volgarità”. Condanna gli insulti alla Santanchè come offese a “tutte le donne” e conclude: “Un atteggiamento che definire inqualificabile è un eufemismo”.
Preoccupata anche Valeria Fedeli del Pd: “Quando il linguaggio di odio e sessismo viene usato da chi si è assunto responsabilità importanti nel Paese è ancora più grave”.
Chiarezza o dimissioni è l’aut aut di Roberto Calderoli della Lega: “Fioramonti chiarisca i fatti, altrimenti meglio davvero che taccia e si dimetta”. Più tardi arriva la versione del ministro: “Oggi non si attacca il mio lavoro ma le mie opinioni di anni fa”, fa notare ma precisa: “erano scritte sulla mia pagina privata” e aggiunge di “aver già chiesto scusa alla diretta interessata”. In serata la difesa del Movimento, attraverso i deputati della commissione Cultura: “Fioramonti è sotto attacco per le sue proposte politiche, dalla centralità della questione ambientale agli investimenti nella scuola”. Ma rilanciano: “Chi attacca il ministro attacca tutti noi”.
Dopo il polverone sollevato dall’articolo del Giornale, nel pomeriggio sono arrivate le sue scuse. “Sono opinioni scritte di getto, di cui non vado fiero”, scrive sui social l’accademico diventato ministro. E accusa alcuni giornalisti di essere andati alla scuola frequentata dal figlio a chiedere informazioni: “Sono nel tritacarne mediatico, ma c’è un limite invalicabile”, dice stizzito il ministro.