C’è tensione nel Movimento 5 stelle all’indomani della sconfitta elettorale alle europee. Il capo politico Luigi Di Maio ha fatto sapere di mettere ai voti una “fiducia bis” in cui si esprimano gli iscritti, gli “unici” ad avere la forza eventuale di scalzarlo.
Alcuni parlamentari come Paragone e la ribelle Fattori ieri avevano messo in discussione la sua leadership; il primo aveva parlato dei troppi incarichi di Di Maio (vicepremier, due dicasteri in cui è ministro e in più segretario del movimento); la seconda aveva invece attaccato sui troppi poteri del vicepremier e che quindi ne chiedeva le dimissioni.
Ma non tutti nel M5s la pensano così, almeno nell’ala cosiddetta “moderata”, ossia vertici e base favorevoli all’accordo col Carroccio, e non gli spezzoni minoritari che si rifanno a posizioni della sinistra e che all’indomani del 4 marzo 2018 tifavano per un accordo con il Pd anziché con la Lega (Fico su tutti, per fare un nome).
Dopo avere incassato la piena fiducia del suo alleato di governo Matteo Salvini, il primo a sostenere il capo del M5s, (“con Di Maio lavoro bene, il governo andrà avanti per altri 4 anni”), a spezzare lance a favore del ministro del Lavoro sono in molti esponenti del governo e del movimento.
Il fondatore Beppe Grillo non ha dubbi che Di Maio debba proseguire nella sua battaglia. “La diffusione di dichiarazioni che discutono della delusione scaturita dalle urne – ha scritto Grillo nel suo blog -, come se fosse un calo delle vendite per una multinazionale, è un ferita per me”, si rammarica Grillo. “Luigi non ha commesso un reato, non è esposto in uno scandalo di nessun genere. E’ già eccessiva questa giostra di revisione della fiducia. Deve continuare la battaglia che stava combattendo prima”, conclude.
Anche Davide Casaleggio apprezza Di Maio: “Apprezzo sempre le scelte coraggiose e in questo caso ancora di più, perché la decisione di Luigi – Davide Casaleggio – mostra non solo coraggio, ma anche grande coerenza e rispetto di un capo politico per i principi e i valori del MoVimento 5 Stelle. Quando un’intera comunità può partecipare a scelte importanti è sempre positivo”, dice all’Ansa il figlio del cofondatore dei Cinquestelle.
Lo stesso ministro della Giustizia Alfonso Bonafede crede ancora nel vicepremier e afferma: “Confermo fiducia in Luigi Di Maio”. Ma se da un lato vi sono molti elementi di positività nel riconfermare la fiducia a Di Maio, dall’altro le “anime rosse” presenti nei 5s, sostenuti da “megafoni” nei media che contano (in primis il Fatto, per citarne uno), scalpitano per un cambio di rotta capace di mettere anche in discussione il contratto di governo sottoscritto lo scorso anno, quindi rompere coi leghisti e trovare un’intesa col Pd, il quale rispedisce al mittente: “Non se ne parla”.
Salvini, non ha dato alcun ultimatum a Di Maio, come invece apparso in qualche “velina” passata sui media al fine di esercitare pressioni in quella direzione. E qui il leader del Carroccio avverte: “Se nei Cinquestelle prevalesse la linea della barricata e del no a ogni costo valuteremo (la tenuta del governo, ndr), io voglio lavorare. La maggioranza c’è ed è questa”, taglia corto il leader della Lega al termine dell’assemblea dei gruppi leghisti.
Il riferimento è sempre alle “anime rosse” alla Fico (quello che voleva l’intesa col PD anziché con la Lega) che da un anno sono alacremente al lavoro per spostare a sinistra il Movimento 5 stelle e scalzare Di Maio e Conte da Palazzo Chigi.