“Quinta bolgia”, da Cassazione revoca per Galati. Può tornare in Calabria

L'ex parlamentare finito in manette a novembre 2018 resta comunque indagato nell'inchiesta della Dda che ha fatto luce su presunte commistioni tra cosche e politica

Carlomagno
Giuseppe Pino Galati
Giuseppe “Pino” Galati

La Corte di Cassazione ha revocato la misura cautelare del divieto di dimora in Calabria per Giuseppe “Pino” Galati, l’esponente politico finito in manette lo scorso novembre nell’ambito dell’operazione “Quinta bolgia”, condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dalla Dda di Catanzaro.

L’operazione portò agli arresti altre 23 persone tra cui amministratori pubblici e appartenenti ai clan confederati “Iannazzo-Cannizzaro-Daponte” di Lamezia Terme. L’ex parlamentare di Forza Italia, a cui erano stati già revocati i domiciliari a fine novembre, è libero di tornare nella sua regione. Resta comunque indagato e se rinviato a giudizio dovrà affrontare un processo per i reati contestatigli dalla distrettuale guidata da Gratteri.

L’inchiesta era centrata sull’egemonia dei clan di ‘ndrangheta sull’Asp di Catanzaro e in particolare del controllo che questi avrebbero avuto sull’ospedale di Lamezia Terme. Mediante i “sottogruppi mafiosi”, Putrino e Rocca, le cosche avrebbero agito in commistione con ambienti politici.

Secondo l’accusa, Galati avrebbe mediato, insieme all’ex consigliere comunale di Lamezia, Luigi Muraca, con l’allora direttore amministrativo dell’Azienda sanitaria di Catanzaro, Giuseppe Pugliese, per ottenere l’affidamento diretto del servizio di sostituzione delle ambulanze del 118 alla ditta Putrino, ritenuta legata alla ‘ndrangheta.