Riace, il sindaco Lucano rimesso in libertà. Dovrà però lasciare il paese

La decisione è stata assunta dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria a tarda sera di martedì. Revocati i domiciliari ma disposto il divieto di dimora

Carlomagno
Il sindaco di Riace Domenico Lucano con il suo avvocato
Il sindaco di Riace Domenico Lucano con il suo avvocato (Ansa)

Il sindaco di Riace Domenico “Mimmo” Lucano è stato rimesso in libertà. La decisione è stata assunta dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria e depositata martedì sera. I giudici hanno revocato la misura cautelare ai domiciliari, ma al contempo hanno disposto il divieto di dimora da Riace. Per lui, una vittoria a metà. Per la sua compagna, già destinataria del divieto di dimora, il Tdl ha disposto l’ordine di firma.

I legali di Lucano avevano presentato ricorso per la sua remissione in libertà dopo l’arresto avvenuto lo scorso 2 ottobre per ordine del gip che aveva accolto parzialmente la richiesta della Procura di Locri soltanto per le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti sugli affidamenti della raccolta dei rifiuti. Anche la Procura di Locri aveva fatto ricorso avversa la decisione del gip che aveva rigettato diversi capi di imputazione con le accuse più pesanti, tra cui l’associazione a delinquere, concussione truffa aggravata e malversazione.

La notizia sulla decisione del Tdl era molto attesa negli ambienti politici vicini a Lucano e anche tra la comunità di immigrati che vivono nel centro calabrese. Qualche centinaio di sostenitori di Lucano si sono radunate nel pomeriggio in piazza Italia, a Reggio, davanti al Tdl con striscioni pro sindaco.

Stamane Lucano ha fatto sapere che a prescindere dalla circolare del Viminale – che ha disposto la revoca dei finanziamenti ai progetti Sprar per “anomalie” sulle rendicontazioni -, il sistema di accoglienza camminerà sulle sue gambe, senza finanziamenti pubblici.

“Riace – ha detto oggi Lucano al termine dell’udienza del Tribunale del riesame – rappresenta un’idea che va contro la civiltà della barbarie. Anche senza contributi pubblici andiamo avanti lo stesso, da soli, perché negli anni abbiamo costruito dei supporti all’integrazione che oggi fanno la differenza. Faremo non uno Sprar ma un’accoglienza spontanea così com’era cominciata, senza soldi pubblici”.

I giudici si erano riservati la decisione. “Lo voglio io come volontà politica. Dobbiamo uscire dallo Sprar – ha aggiunto -. Non voglio avere a che fare con chi non ha fiducia e con questo governo che spesso non rispetta i diritti umani. Sono fiducioso nella scarcerazione, se esiste il diritto. E’ talmente distante quello che ha detto l’avvocato, che ha sviluppato come si è svolta la vicenda Riace arrivando poi agli argomenti alla base di queste misure fatte a me, e quello che ha detto il pm. C’è un abisso”.