Da giovanissimo vicepresidente della Camera – a 25 anni – a vicepremier ‘baby’ e superministro del Lavoro-Welfare, a 31 anni. Luigi Di Maio macina record da predestinato della politica e, pur avendo rinunciato al sogno di fare il presidente del Consiglio – nonostante “gli undici milioni di voti” sempre rivendicati – è uno dei cardini del nuovo governo. Con Matteo Salvini, l’uomo forte della nuova maggioranza giallo-verde.
Napoletano, famiglia residente a Pomigliano d’Arco, un tempo città della Fiat, ma nato ad Avellino il 6 luglio 1986, il capo politico del M5s (carica di fatto creata per lui) ha preso la guida del Movimento a settembre del 2017, dopo alcuni anni da dioscuro pentastellato con Alessandro Di Battista.
Quasi due rockstar, anche sui social. Mentre ‘Diba’ interpreta l’ala movimentista e barricadera, Di Maio é l’istituzionale, sempre in completo scuro e cravatta, capelli dal taglio perfetto. Figlio di un dirigente del Msi e di An, dedito alla politica fin dai tempi della scuola – liceo classico – poi iscritto a Ingegneria e a Giurisprudenza, senza laurearsi, ‘Giggino’ ha lavorato come steward allo stadio del Napoli e come webmaster.
Giornalista pubblicista (nonostante le scivolate sull’uso del congiuntivo), nel 2007 apre il meetup M5S di Pomigliano e inizia un’ascesa che lo porta in Parlamento nel 2013 e oggi al governo. Tra i momenti difficili per Di Maio l’affaire della mail che lo avvisava dell’indagine giudiziaria sull’assessore Paola Muraro della giunta Raggi a Roma, da lui sottovalutata e per la quale chiese pubblicamente scusa.