Nella prima, ma anche nella seconda Repubblica, non pochi politici sono saliti più volte al Quirinale per poi guidare un governo. Giuseppe Conte stasera stabilisce un record difficilmente superabile: essere chiamato due volte, a distanza di pochi giorni (otto), per ricevere dal presidente della Repubblica l’incarico di formare un esecutivo, il tutto dopo un’unica tornata elettorale e una ‘gestazione’ durata 88 giorni.
E se il primo tentativo si è arenato sul nome di un ministro, quello di Paolo Savona all’Economia, questa volta la lista dei ministri è pronta. Il professor Conte, laureato a Roma, docente di diritto privato alla facoltà di Giurisprudenza a Firenze, fino a quindici giorni fa era un bravo avvocato (con un importante studio a Roma) e, per molti suoi studenti, anche un ottimo docente, capace di avere un buon rapporto con molti di loro dopo gli esami. Fuori da questi ambiti pochi lo conoscevano.
Ha dichiarato di aver votato a sinistra ma nell’autunno scorso, l’amicizia con Alfonso Bonafede lo ha portato ad avvicinarsi a Luigi Di Maio con il quale ha collaborato anche alla stesura di una parte del programma elettorale del Movimento 5 stelle. Da qui ad essere prima indicato come possibile ministro, “per spirito di servizio”, poi come premier, il passo è stato breve.