Un mixer per spettacoli dal vivo presente nel pub potrebbe essere stato il modesto compenso per appiccare il rogo nel Tonnina’s pub, di Catanzaro Lido. E’ quanto emerge dalla confessione di Gennaro Fiorentino, fermato con l’accusa di danneggiamento seguito da incendio e morte come conseguenza di altro delitto.
Il lavoro investigativo della Procura di Catanzaro e della Squadra mobile sul rogo del pub, comunque, non si ferma. Secondo quanto si apprende, il racconto di Gennaro Fiorentino presenterebbe ancora molti punti da chiarire. L’indagato ha sostenuto di aver agito da solo senza informare del suo piano il cognato, titolare del pub, e di avere progettato tutto da solo per aiutare il parente che si trovava in difficoltà economiche.
Nella sua confessione sostiene di non sapere come i due ragazzi abbiano portato le tre taniche di benzina all’interno del locale, visto che lui si sarebbe limitato a prendere i due giovani a Borgia e a lasciarli a qualche centinaio di metri di distanza dal pub privi del carburante. Altro punto oscuro sono le chiavi. Secondo le risultanze investigative i due sarebbero entrati senza scassinare la porta, eppure Fiorentino sostiene di non avergli mai consegnato le chiavi.
La ricostruzione dell’incendio a scopo di truffa
Hanno cosparso l’area del pub con circa ottanta litri di benzina, utilizzando anche un nebulizzatore per agricoltura, ma una volta appiccate le fiamme ne sono rimasti investiti. Sono morti così Giuseppe Paonessa, 34 anni, ed Eugenio Sergi, 33 anni, i cui corpi sono stati trovati all’interno del locale “Tonnina’s” di Catanzaro Lido.
Nessuna intimidazione, nè l’ombra del racket. Dietro il pauroso incendio e la morte di due persone ci sarebbe stato il tentativo di truffare l’assicurazione per fare fronte ad una serie di debiti. Lo ha stabilito la polizia di Stato che ha notificato un fermo di indiziato di delitto nei confronti di Gennaro Fiorentino, detto Genny, 71 anni, gestore di fatto del locale e parente del titolare. La svolta nelle indagini è arrivata dopo una serie di tasselli messi insieme dalla squadra mobile che ha registrato, passo dopo passo, le eccessive incongruenze sull’accaduto.
Intanto, il fatto che le due vittime non avessero particolari rapporti da ricondurre alla criminalità organizzata, quindi l’eccessivo quantitativo di liquido infiammabile utilizzato nel locale. Anche la figura di Fiorentino sarebbe stata passata al setaccio, evidenziando anche rapporti poco chiari nel suo passato.
In poche ore, grazie anche ai filmati delle telecamere della zona, le perplessità si sono trasformate in certezze, utilizzando anche alcune intercettazioni telefoniche svolte subito dopo i fatti e le dichiarazioni di alcune persone informate sui fatti. Fiorentino conosceva bene le due vittime, che frequentavano assiduamente il locale.
Sarebbe stato lui ad organizzare tutto, fino alla decisione di utilizzare le taniche di benzina e un nebulizzatore, ritrovati nel locale. Paonessa e Sergi sarebbero entrati nel locale utilizzando delle chiavi originali e simulando una effrazione, quindi avrebbero appiccato il fuoco dopo avere cosparso il locale con il nebulizzatore, trasformando il locale in una trappola.
Una volta messo davanti alle accuse, Fiorentino ha ammesso le proprie responsabilità nel corso di un lungo interrogatorio durato tutta la notte alla presenza del sostituto procuratore Chiara Bonfadini, con la supervisione del procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e del procuratore capo Nicola Gratteri. Fiorentino è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto per i reati di danneggiamento seguito da incendio e morte come conseguenza di altro delitto, ed è stato accompagnato nella casa circondariale di Siano, a Catanzaro, in attesa dell’udienza di convalida.