È annunciata anche la presenza del Ministro Maurizio Martina (e con lui i massimi esponenti regionali) al Press-tour che l’Amministrazione comunale di Bianco (Reggio Calabria) in collaborazione con Unaga e Arga (la stampa agricola e agroalimentare italiana, Gruppo di specializzazione della Fnsi, e la sua articolazione calabrese) e i produttori del vino Greco, organizzano dal 14 al 17 settembre con l’obiettivo di far conoscere le realtà produttive della Doc, le caratteristiche peculiari del tradizionale metodo di appassimento delle uve e poi pigiatura e torchiatura e illustrare il (poco conosciuto, splendido) territorio della Locride.
In particolare il Ministro sarà presente sabato 16 sera all’evento che si terrà nella prestigiosa cornice della Villa romana di Casignana (comune confinante con Bianco e inserito del disciplinare della Doc), ciliegina finale dell’iniziativa.
Evento dove si farà il punto per il rilancio di questo splendido passito, e magari porre le basi per una revisione del disciplinare e la creazione di un Consorzio di tutela e promozione, quanto mai necessari, per questo vino e tutto il territorio. A sostenere il progetto anche il professor Attilio Scienza dell’Università di Milano, considerato il guru del vino di qualità italiano, che individua notevoli potenzialità in questo vitigno, ormai assodato essere una Malvasia. Con lui anche Rocco Zappia, dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, grande conoscitore del Greco e dei vitigni autoctoni calabri.
Per la decina di giornalisti accreditati, non mancheranno approfondimenti culturali ed enogastronomici, elementi forti di questo territorio ricco di storia e vestigia (basti pensare all’Antiquarium di Locri).
Le origini del Greco di Bianco, tra storia e leggenda
La vite dalla quale si ricava il vino Greco di Bianco ha origini molto remote: si ritiene che il primo tralcio sia arrivato in Calabria, nel territorio di Bianco, nella Locride, la Costa dei Gelsomini, già nel VII secolo a.C., quando i Greci sbarcarono nella Calabria jonica, presso il promontorio Zefirio (oggi Capo Bruzzano).
C’è un po’ di giusta leggenda in questa ricostruzione verosimile dato che, come sostengono i professori Attilio Scienza dell’Università di Milano e Rocco Zappia dell’Università Mediterranea della Calabria, il vitigno del Greco di Bianco Doc è una Malvasia, quindi con relazioni individuate a livello di germoplasma con le varie malvasie mediterranee, a cominciare da quelle dell’ex Jugoslavia.
La sua storicità però è documentata, se possiamo dire, anche dalla tecnicadi appassimento delle uve, che vengono vendemmiate proprio in questi giorni. Raccolte rigorosamente a mano e poste delicatamente su graticci di canna al sole (alcuni produttori usano tecniche più moderne, ma ammesse dal disciplinare), subiscono un appassimento che può determinare, in relazione al contenuto in zuccheri, una loro riduzione di peso fino al 35%. Al termine avvengono pigiatura e torchiatura. La resa massima di uva in vino al consumo non deve essere superiore al 45%.