Nel corso di un servizio durante un incendio ha chiesto al cameraman di non riprendere i volti delle vittime in lacrime, che avevano perso la casa. E’ il gesto di Gustavo Ramirez, il reporter cileno dell’emittente “24 horas”, che ha ricevuto diversi apprezzamenti da parte degli utenti del web. E’ una grande notizia, questa. Finalmente, c’è qualcuno che fa bene il suo mestiere e non violenta l’intimità delle persone.
In Italia, invece, i cameraman delle nostre “ammiraglie” Tv come Rai e Mediaset, hanno ordini precisi per riprendere il dolore delle persone, e quando comincia a scorrere qualche lacrimuccia a donne e uomini colpiti da disgrazie, ecco lo zoom che si attiva fino a riprendere le rosse guance, gli occhi lucidi fino ai pori della pelle. Ti entrano dentro il corpo. La colpa naturalmente non è degli operatori, ma di conduttori alla D’Urso e “giornalisti d’assalto” (alla lacrima).
Perché, secondo i professionisti del dolore, mostrarlo urbi et orbi fa “notizia” (sic!), compiace, intenerisce e magari strappa qualche lacrima a casa, ma in fondo fa soprattutto share. I telecineoperatori, come li chiamano, si sentono dire: “Mi raccomando, quando noti occhi lucidi zoomma…”.
Ne abbiamo avuto diretta testimonianza in questi interminabili nove giorni di calvario al Rigopiano. La “notizia” era soprattutto cercare in modo maniacale testimonianze strazianti, intervistando persone feriti dentro per la perdita dei loro cari certi di strappare lacrime ed entrare, come gli spioni del buco della serratura, nell’intimità dei sofferenti, perché quella (secondo loro) fa notizia. Non potendo salire al Rigopiano perché l’accesso era interdetto, la cosa migliore era andare a raccattare sofferenze davanti l’ospedale e alle soglie degli obitori.
Ma riprendere la sofferenza, non è diritto di cronaca, non è diritto a fare informazione ma equivale a violentare la dignità e l’intimità delle persone. Sappiamo che i giornalisti da codice non possono riprendere pazienti sofferenti in ospedale. Ecco, la stessa regola si spera venga applicata anche fuori dai nosocomi.
Basta pianti in Tv. Le lacrime non sono un diritto da spiattellare ai quattro venti per l’audience. Se uno si commuove, l’obiettivo anziché stringere sul viso deve allargare e puntare altrove. Questo sarebbe già un gran passo in avanti non solo per una buona e sana informazione, ma soprattutto per rispetto di chi soffre. Quindi, bravo il giornalista cileno Gustavo Ramirez. Un esempio che ci auguriamo venga presto emulato anche da tutte le Tv di casa nostra, citando le più importanti Rai, Mediaset, La7 e Sky. Per la tv di Stato ci pensi Antonio Campo Dall’Orto a dare una sterzata.