I media giordani, citando fonti ufficiali anonime, hanno identificato il killer dello scrittore Nahed Hattar, ucciso oggi ad Amman: si tratterebbe di un imam quasi cinquantenne, Riad Abdullah, proveniente da un quartiere povero della capitale. L’uomo, che è stato arrestato, avrebbe confessato alla polizia di essere rimasto sconvolto dalla vignetta condivisa dallo scrittore, che raffigurava un jihadista a letto con due donne in una tenda, mentre chiedeva a Dio di portargli vino e anacardi.
Un controverso scrittore scrittore e vignettista satirico giordano Nahed Hattar, un ateo di origini cristiane, è stato assassinato con tre colpi di arma da fuoco, oggi davanti a un tribunale del centro di Amman, dove doveva comparire per avere pubblicato una vignetta considerata blasfema per l’Islam. Lo scrive la britannica SkyNews. Il killer sarebbe stato immediatamente arrestato, secondo la stampa locale.
Hattar era stato fermato il mese scorso, con l’accusa di avere condiviso su Facebook una vignetta considerata offensiva per i musulmani. Dopo essere stato interrogato, lo scrittore era rimasto in carcere con l’accusa di “razzismo e settarismo”, secondo l’agenzia ufficiale giordana Petra.
Il pm di Amman, Abdullah Abul-Ghanam, lo aveva inoltre incriminato per “insulto alla religione”, essendo proibito di “pubblicare materiale, immagini o disegni con l’intenzione di colpire i sentimenti religiosi e la fede”. Hattar, considerato un sostenitore del presidente siriano Bashar al-Assad, aveva postato sul social una vignetta, intitolata “il Dio di Daesh”, in cui si vede un combattente dell’Isis seduto accanto a due donne che chiede a Dio di servirgli da bere.
Quale è la vignetta incriminata – La vignetta è un duro attacco contro i jihadisti dell’Isis, accusati di volere un paradiso con Dio al loro servizio. Un jihadista si trova a letto con due donne in una lussuosa tenda, e Dio si affaccia dall’esterno, chiedendogli: “Buona giornata, Abu Saleh, hai bisogno di qualcosa?”. Il jihadista risponde: “Sì Signore, mi porti un altro bicchiere di vino e chieda a Jibril (l’arcangelo Gabriele) di portarmi noccioline. Dopo, mi mandi un servitore eterno per pulire il pavimento e sparecchiare insieme a lei”.
E poi aggiunge: “Non dimentichi di mettere una porta davanti alla tenda, così la prossima volta bussa prima di entrare, sua beatitudine”. Secondo la traduzione in inglese di Anwar el-Iraqi, l’analista per gli affari arabi del Clarion Project, nella vignetta intitolata ‘In Paradiso…’ Hattar per ragioni di satira modifica la parola ‘Subnallah’, cioè ‘Gloria ad Allah’ in ‘Subhanekh’ cioè ‘Sua Beatitudine’, una formula che può suonare blasfema.
Hattar, viste le reazioni innescate, aveva spiegato su Facebook che non intendeva offendere i musulmani, ma semplicemente far capire come l’Isis “vede Dio e il Paradiso”.