I tentacoli della piovra Muto oltre “Frontiera”. L’inchiesta. VIDEO

Carlomagno

I tentacoli della piovra Muto oltre "Frontiera". L'inchiesta. VIDEOCome una Piovra, gli affiliati alla ‘ndrina avevano i tentacoli che stringevano asfitticamente tutta la costa tirrenica cosentinaย e ilย suo entroterra.ย Nessuno osava respirare senza il permesso degli uomini del clan Muto, potente consorteria mafiosa con radici a Cetraro dove per oltre trent’anni ha dominato lui, il “re del pesce”, Francesco Muto, detto Franchino, originario di Cosenza.

I suoi tentacoli, nonostante inchieste giudiziarie che ne hanno minato l’organizzazione hanno trovato spazio e linfa a Nord oltre i confini calabresi.ย In Basilicata,ย Campaniaย fino inย Lombardiaย dove gli uomini del bossย avevano alleati fidati per allargare il “mercato” in qualsivoglia settore, da quello ittico, alla droga, alle estorsioni. Al crimine tout court. Ed รจ proprio l’estensione territoriale che ha dato lo spunto ai magistrati della Dda guidati da Nicola Gratteri a dare il nome all’operazione: “Frontiera”.

Con 58 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip di Catanzaro su richiesta della locale Procura, il Ros dei Carabinieri unitamente ai militari di Cosenza hanno di fatto azzerato una delle piรน potenti,ย temute e aggressive piovre di ‘ndrangheta presentiย in Calabria.

INDAGINE NATA DALL’OMICIDIO DEL SINDACO DI POLLICA, ANGELO VASSALLO – I provvedimenti scaturiscono da unโ€™indagine avviata nel settembre 2014 successivamente allโ€™omicidio del sindaco di Pollica (Salerno), Angelo Vassallo, ucciso in un agguato ad opera di ignoti il 5 settembre 2010, nella frazione di Acciaroli. In quella fase venivano avviate indagini finalizzate ad accertare lโ€™operativitร  nel Cilento e nel Vallo di Diano di articolazioni della cosca Muto di Cetraro (Cosenza) attive nel settore del narcotraffico.

Lโ€™attenzione, spiegano gli inquirenti, รจ stataย focalizzata sul conto di Vito Gallo, di Sala Consilina, in storici rapporti criminali con Francesco e Luigi Muto di Cetraro, nonchรฉ con Pietro Valente, rappresentante della โ€˜ndrina di Scalea, federata agli stessi Muto.

TRAFFICI ILLECITI E DROGA – Dalle attivitร  investigative avviate dai Carabinieri della Compagnia di Scalea sono emersi i traffici illeciti di cocaina, hashish e marijuana che il clan Muto gestiva sullโ€™intera costa dellโ€™Alto Tirreno cosentino, dove poteva contare su un fiorente mercato legato alla presenza di migliaia di turisti nelle note localitร  estive di villeggiatura, Scalea, Diamante e Praia a Mare. Durante lโ€™inverno il mercato della droga rimaneva comunque attivo poichรฉ i clienti arrivavano anche dalla vicina Basilicata e le dismesse abitazioni estive venivano usate come depositi di stupefacente.

Sulla base dei preliminari elementi raccolti, attualizzata la dipendenza gerarchico-criminale di Vito Gallo dai Muto, nel marzo 2015, con il coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo, la manovra investigativa convergeva sul Distretto catanzarese, al fine di aggredire il centro decisionale della citata articolazione โ€˜ndranghetista sviluppandosi sotto la direzione di Nicola Gratteri, procuratore capo della Repubblica di Catanzaro, dei procuratori aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto, e dei sostituti procuratori Pierpaolo Bruni e Alessandro Prontera.

VIDEO

IL TIRRENO COSENTINOย TRA IMPOSIZIONI DEL CLAN E CONNIVENZE – รˆ stata cosรฌ delineata lโ€™operativitร  di un sodalizio mafioso facente capo allโ€™indagato Francesco Muto, dedito principalmente ad attivitร  di narcotraffico ed al pervasivo sfruttamento delle risorse del territorio di diretta influenza, attraverso una serie di attivitร  fittiziamente intestate a prestanomi mediante le quali assumevano il controllo monopolistico di importanti settori commerciali, quali il mercato ittico, ambito nel quale Muto viene considerato โ€œre del pesceโ€, essendo stato indagato e piรน volte condannato, fin dalla fine degli anni โ€˜70, per aver avviato un vero e proprio controllo monopolistico dellโ€™offerta e della domanda di pescato nellโ€™Alto Tirreno cosentino, tramite lโ€™impresa individuale Eurofish di Andrea Orsino, classe 1970, (genero di Francesco Muto), ditta giร  sottoposta a confisca nel 2006 ma ancora nella disponibilitร  dei Muto per la documentata connivenza degli amministratori giudiziari, attraverso la quale lโ€™organizzazione si garantisce il monopolio dellโ€™offerta di pescato, imponendo modalitร , tempi e tipologia di prodotti ittici da immettere sul mercato, garantendosene lโ€™esclusivo conferimento da parte delle flottiglie locali di pescatori.

COMMERCIO SENZA CONCORRENZA – Sono inoltre emersi i rapporti con la grande e media distribuzione, nonchรฉ con i ristoratori ed albergatori della riviera settentrionale cosentina, ai quali i prodotti ittici venivano distribuiti e commercializzati in assenza di concorrenza. Il controllo โ€˜ndranghetistico nel settore viene ulteriormente assicurato dalla diretta gestione dei punti vendita al dettaglio, nonchรฉ dalle imposizioni estorsive agli imprenditori piรน โ€œresistentiโ€.

LE ESTORSIONI – In questo, spiegano ancora gli investigatori, sonoย state rilevate alcune estorsioni: una โ€œperpetrata da Vito Gallo e Pietro Valente, tra il 2013 ed il 2014, ai danni di un imprenditore salernitano, titolare di piรน supermercati del marchio Conad nel comprensorio di sala Consilina, per assicurare ai Muto la gestione della pescheria interna al Centro Commerciale di Santโ€™Arsenio (Salerno), oggetto anche di un attentato dinamitardo lo stesso giorno della sua inaugurazioneโ€.

Unโ€™altra โ€œperpetrata nellโ€™inverno 2015 da Vito Gallo e Luigi Sarmiento, ai danni del titolare di un supermercato Conad di nuova apertura a Scalea, per acquisire la gestione della pescheria interna.ย Sotto la lente dei militari anche lโ€™apertura di varie rivendite di pesce da parte degli indagati i quali, intestando le stesse a congiunti e prestanome, si assicuravano una significativa fetta dellโ€™offerta al dettaglio di prodotti ittici, eludendo le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione ed agevolando la consorteria di โ€˜ndrangheta di appartenenza.

Leย mani dei Muto anche sui servizi di lavanderia industriale e sulla Vigilanza.
Secondo quanto emerso dalle indagini, Antonio Mandaliti, considerato elemento di vertice della cosca Muto, attraverso lโ€™impresa individuale intestata alla moglie Maria Iacovo, che fornisce le proprie prestazioni ai numerosissimi alberghi, ristoranti, resorts e villaggi turistici nel territorio criminalmente controllato dal sodalizio avrebbe imposto insieme ai servizi di lavanderia anche lโ€™approvvigionamento di prodotti ittici presso lโ€™impresa dei Muto.

Gli uomini del clan controllavano anche i servizi di vigilanza e sicurezza dei locali di intrattenimento sulla riviera settentrionale tirrenica, attraverso una serie di fidati imprenditori di settore che hanno assicurato al sodalizio โ€œdegli zingariโ€ di Cosenza ed agli stessi Muto la ripartizione di tali attivitร , imponendo ai titolari di locali e discoteche il numero di buttafuori ed addetti, nonchรฉ il costo delle prestazioni di ciascuno di essi.

LE PIAZZE DELLO SPACCIO – Lโ€™indagine ha inoltre documentato, anche attraverso una serie di mirati interventi repressivi, unโ€™intensa attivitร  di narcotraffico realizzata dagli appartenenti alla cosca Mutoย in particolareย su due piazze di spaccio individuate nei centri di Sala Consilina e Praia a Mare, sfruttando diversificati canali di approvvigionamento, utilizzati in base al tipo di sostanza commercializzata, tra i quali rilevano quelli con il clan camorristico dei Nuvoletta di Marano di Napoli e con altri sodalizi del comprensorio vesuviano.

Per quanto riguardaย la cocaina, รจ stato documentato, anche attraversoย diversi interventi di riscontro e sequestri, come la droga, una volta in mano al clan, venisse custodita a Cetraro e poi ceduta, in quantitativi variabili, ai vari rappresentanti di zona, operativi nella gestione di singole piazze di spaccio.

DAL PESCE AI CAMPI DI CANAPA – Sono stati inoltre accertati, soprattutto nella stagione estiva, gli interessi della cosca Muto anche per la coltivazione di canapa indiana sugli estesi contrafforti appenninici dei comuni interni della Provincia settentrionale tirrenica cosentina. Nel corso delle indagini tecniche-intercettive svolte nellโ€™estate del 2015 veniva infatti localizzato un significativo appezzamento di terreno coltivato con canapa indiana, nel comprensorio del Comune di Buonvicino (Cosenza) e nella mattinata del 29 settembre 2015 sono state arrestateย 3 personeย che si erano recate a “mietere il raccolto”, successivamente quantificato in 336 piante con la massima percentuale di principio attivo.

ARMI E MUNIZIONIย – Nel corso della perquisizione, allโ€™interno di un manufatto, erano state rinventueย e sequestrate numerose armi e munizioni, tra le quali un fucile a canne mozze, cinque pistole (tutte armi con matricola abrasa), un pugnale da caccia, 4 ordigni artigianali, esplosivo da cava e miccia detonante.ย La centralitร  della cosca di Cetraro nel mercato dello stupefacente dellโ€™alto tirreno รจ stato confermata, come giร  detto, da pregresse e coeve indagini della Compagnia dei Carabinieri di Scalea le cui risultanze consentivano di trarre in arresto nellโ€™odierna operazione 14 indagati.

IL GRUPPO DI FUOCO E LE RAPINE – Le attivitร  investigative hanno infine consentito di individuare anche un gruppo di fuoco dedito alle rapine presso uffici postali ed istituti di credito del territorio controllato dalla cosca Muto, documentando finanche le fasi che hanno precedutoย uno di questi assalti, programmato presso lโ€™Ufficio Postale di Sangineto, centro turistico a pochi chilometri da Cetraroย dove, il 4 giugno 2015, nellโ€™imminenza dellโ€™azione delittuosa, i militari hanno arrestatoย in flagranza di 7 rapinatori ed proceduto alย sequestro di armi con matricola abrasa complete di munizionamento, giubbetti antiproiettile, indumenti per il travisamento, materiali da sfondamento e 2 autovetture di provenienza furtiva.

Infine, consideranoย gli inquirenti, lโ€™indagine ha azzerato il vertice della storica cosca tirrenica, disarticolando uno dei sodalizi ndranghetisti ritenuti maggiormente violenti e pericolosi che sin dagli anni โ€™70 si distingue per tracotanza e violenza, imposta anche alle compagini criminali dei limitrofi territori del Basso Cilento dove aveva esteso da tempo la propria influenza.