Un “comitato d’affari” che sarebbe riuscito a “orientare la macchina amministrativa del comune” di Reggio Calabria quello scoperto a Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta “Reghion”, sviluppata dalla Dda reggina che ha portato al fermo di dieci persone tra cui funzionari pubblici e imprenditori con le pesanti accuse di mafia, truffa e corruzione.
Intrecci pericolosi il cui nucleo sarebbe l’avvocato Paolo Romeo, già nei guai con la precedente inchiesta mafia politica nel reggino, e cellule dirigenziali del comune reggino come Marcello Cammera, alto dirigente prima dei lavori pubblici poi trasferito altro settore.
Gli inquirenti hanno fatto luce su presunte commistioni tra questi alti funzionari e imprenditori che, come una “loggia segreta”, avrebbe favorito infiltrazioni della ‘ndrangheta in un comune, quello di Reggio Calabria, già sciolto per mafia qualche anno fa. Commistioni che vanno dagli appalti alla gestione del ciclo delle acque con un giro di presunte tangenti e scambi di favori reciproci.
Dieci i fermi in tutto. Le indagini, avviate nel 2013 dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Reggio Calabria, hanno portato all’acquisizione di concordanti elementi indiziari a carico di Domenico Barbieri, 52 anni, di San Ferdinando (Reggio Calabria); Vincenzo Carmine Barbieri, 54 anni, da Reggio Calabria; Antonio Franco Cammera, anni 56, di Reggio Calabria; Marcello Francesco Antonio Cammera, di anni 60, di Reggio Calabria, dirigente Settore Cultura–Turismo–Istruzione e Sport del Comune di Reggio Calabria, all’epoca delle indagini Dirigente del settore Servizi Tecnici; Bruno Fortugno, 62 anni, di Reggio Calabria, funzionario del Settore Servizi Tecnici e Alta Professionalità per il Servizio Idrico Integrato del Comune di Reggio Calabria; Domenico Kappler, di anni 56, da Roma; Sergio Lucianetti, 70 anni, di Roma; Luigi Patimo, 44 anni, di Milano; Alberto Scambia, 66 anni, di Roma; Mario Scambia, 76 anni, di Reggio Calabria.
Le dieci persone sono indagate a vario titolo per concorso esterno in associazione mafiosa, turbata libertà degli incanti, truffa aggravata, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, intestazione fittizia di beni, estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Contestata, inoltre, a carico di due società operanti nel settore della depurazione delle acque e di fornitura di servizio idrico integrato, la responsabilità amministrativa da reato, ai sensi del D.L.vo n. 231 del 2001.
Contestualmente è stato disposto il sequestro preventivo delle seguenti società, con relativo patrimonio aziendale o quote societarie
1. ALLUMINIO CONDUTTORI s.r.l. con sede a Brescia ed unità locali a Reggio Calabria e San Ferdinando (RC)
2. ASTEM s.r.l. con sede a Roma ed unità locali a San Ferdinando (RC)
3. ASTER CONSULT s.r.l., con sede a San Ferdinando (RC);
4. ESSEVU s.r.l., con sede a Colonna (RM);
5. GEAR s.r.l., con sede a Reggio Calabria
6. GLOBAL BUSINESS SERVICE S.r.l., con sede a Roma;
7. IDRORHEGION s.c.a.r.l. con sede a Roma ed unità locali a Reggio Calabria;
8. IDRORHEGION SERVIZI s.r.l. UNIPERSONALE con sede a Reggio Calabria;
9. IDROSUR S.r.l. con sede a Roma;
10. PROG.IN. s.r.l., con sede a Roma;
11. RHEGION-AGUA s.c.a.r.l. con sede a Milano;
12. S.O.P. di BARBIERI Domenico & C. s.a.s con sede a San Ferdinando (RC);
13. SMECO LAZIO srl a socio unico, con sede a Roma;
14. TEC.AL.CO. s.r.l., con sede a San Ferdinando (RC) ed unità locali a Brescia
e di due esercizi pubblici, il Bar “Winner” e il ristorante pizzeria “Naos” siti a Reggio Calabria frazione Gallico, ritenuti riconducibili a soggetti indagati per associazione mafiosa, per un valore economico complessivo stimato in 42.500.000 euro circa.
L’INCHIESTA SPIEGATA DAGLI INQUIRENTI – “L’indagine “Reghion” – dal nome greco della città che la storia vuole fondata intorno al 730-720 a.c. sulla riva destra del Calopinace – mirata a verificare il buon andamento del settore lavori pubblici del comune di Reggio Calabria, ha dimostrato l’esistenza di un “comitato d’affari” capace di gestire la “macchina amministrativa comunale”, nell’interesse della ‘ndrangheta: posizione verticistica è occupata dall’Avv. Paolo ROMEO, di recente coinvolto in altra operazione di P.G., e dal dirigente pro tempore del settore “Servizi Tecnici” del comune di Reggio Calabria Arch. Marcello Cammera, a cui viene contestata l’ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa e le cui condotte si sono sostanzialmente concretizzate in una serie di azioni poste in essere al fine di consentire a imprese mafiose l’ottenimento di appalti, aggirando o eludendo la normativa antimafia, veicolando contratti multimilionari in favore di alleanze imprenditoriali nelle quali l’Avvocato Romeo aveva significativa influenza e co-interessenze, creando condizioni pretestuose per orientare, illecitamente, l’aggiudicazione di appalti pubblici.
Il modus operandi dell’architetto Cammera si sostanziava nella capacità di creare, artatamente, veri e propri stati di necessità e urgenza, tali da porre chi si trovava nella posizione di dover decidere innanzi a una situazione in cui le alternative erano la sospensione dei lavori col rischio di vedere perduti milioni di euro di investimenti, oppure la loro prosecuzione che finiva con l’assecondare il piano criminale fraudolento, congegnato dal dirigente; in tale scenario – reso ancora più ostico dalla pressione mediatica e politica creata ad arte da componenti dell’associazione segreta coordinata da Paolo Romeo – tra la possibilità di creare un danno a un’economia locale già indebolita, attuando scelte ortodosse che avrebbero potuto generare gravi ripercussioni, anche sociali, chi aveva la responsabilità delle decisioni finiva per prediligere necessariamente la seconda ipotesi.
Tra le numerose opere pubbliche oggetto di indagine, particolare attenzione è stata riservata all’aggiudicazione della gara d’appalto pubblico integrato, in project financing, avente ad oggetto il completamento e l’ottimizzazione del sistema di depurazione delle acque, nonché la gestione delle risorse idriche nella città di Reggio Calabria, del valore di oltre 250.000.000 euro, il cui coordinamento era demandato al settore progettazione ed esecuzione LL.PP del Comune di Reggio Calabria. Le vicende connesse dapprima alla predisposizione del bando di gara, quindi all’aggiudicazione, infine alla stipula della conseguente convenzione tra l’ente pubblico e l’aggiudicatario del predetto appalto per la gestione pluriennale del servizio idrico a Reggio Calabria, hanno costituito esempio paradigmatico del mercimonio delle pubbliche funzioni e della sottomissione dell’interesse pubblico a quello privato che sono gli elementi emergenti in maniera tanto disarmante e desolante, quanto eclatante dall’intera indagine.
Le investigazioni hanno evidenziato come Marcello Cammera, Luigi Patimo, i cugini Alberto e Mario Scambia, nonché Domenico Barbieri e Paolo Romeo, con l’ulteriore complicità del responsabile del servizio idrico del comune di Reggio Calabria, ingegnere Bruno Fortugno, sulla base di accordi corruttivi, abbiano posto in essere azioni volte a pilotare il bando del servizio idrico integrato in favore dell’unica impresa partecipante. Sarà proprio il fratello del dirigente Marcello Cammera, Franco Antonio Cammera a fornire uno spaccato inquietante degli accordi corruttivi evocando esplicitamente, in una conversazione intercettata, della questione “mazzette”. Si riporta un breve passaggio del dialogo captato: “Allora questo incontro, …è dovuto per un lavoro molto importante! …abbiamo deciso io e mio fratello di farlo, …perché, è venuta fuori di nuovo, …il discorso, “mazzette”….
La procedura si è sviluppata durante il periodo in cui il Comune di Reggio Calabria aveva visto disciolti, per il pericolo d’infiltrazioni mafiose, i consessi elettivi – rappresentativi, sicché il governo dell’ente pubblico era stato assegnato ad una triade prefettizia. L’istruttoria, la progettazione e le vicende coeve e successive all’aggiudicazione erano state affidate al Comune di Reggio Calabria, mentre la gestione delle operazioni relative allo svolgimento della gara ed all’aggiudicazione erano affidate alla SUAP provinciale.
A seguito di due successive proroghe, proposte dal R.U.P. del Comune di Reggio Calabria e disposte dalla SUAP cui era affidata l’esecuzione della gara, l’aggiudicazione avveniva in favore dell’unico offerente, il Raggruppamento Temporaneo di Imprese composto dalla spagnola Acciona Agua Servicios S.L. ed Idrorhegion S.c.a.r.l. S.r.l., che grazie agli accordi corruttivi aveva potuto presentare il minimo ribasso dello 0,1%. I cugini Alberto e Mario Scambia sono tra i principali referenti di “Idrorhegion Scarl S.r.l.”, società sorta all’esito di scissione di ramo d’azienda dalla “Acquereggine Scarl S.r.l.”. Quest’ultima ha gestito per lunghi anni il sistema di depurazione delle acque, appaltatole dal Comune di Reggio Calabria; mentre, la prima è sorta dalla scissione della seconda, con novazione della relativa partecipazione sociale. Le indagini hanno permesso di accertare che il dominus delle scelte imprenditoriali fosse Alberto Scambia, il cui rilievo dominante emerge, tra l’altro, durante un dialogo intercorso tra Marcello CAMMERA e BARBIERI Domenico che affermerà: “…La conv, la convenienza di …” “… Scambia, mettiamola così, poi pure la mia perché io poi ho il 26% quindi se guadagno centomila euro in più 26 sono miei, settanta sono i suoi ma venti trenta sono i miei insomma…”.
L’altro socio di fatto e, comunque, soggetto gerente la Idrorhegion S.c.a.r.l., è proprio il citato Domenico Barbieri, cugino dell’avv. Paolo Romeo, attraverso il controllo delle restanti quote sociali, pari al 24,4% del totale, intestate alla Gear S.r.l. Nella Idrorhegion S.c.a.r.l., il Barbieri svolge il ruolo di presidente del consiglio di amministrazione e ha investito nella società – sin da quando il ramo d’azienda era ancora incorporato nella Acquereggine – notevoli risorse finanziarie, svolgendo anche una significativa attività di ristrutturazione organizzativa che aveva ridato vigore all’azienda, superando talune difficoltà registrate sotto la presidenza Mallamaci (espressione della Iam S.p.a.), allorquando la gestione ed organizzazione aziendale era dominata da Alberto Scambia.
Altro protagonista della vicenda, come detto, è l’avvocato Paolo Romeo. Le indagini hanno accertato come il Romeo, seppur non rivesta alcun ruolo formale nella vicenda, oltre a palesare cointeressenze imprenditoriali con Domenico Barbieri, vantasse uno speciale rapporto di solidarietà ed influenza nei riguardi di Marcello Cammera, sicché era messo a parte dal Barbieri dei progressi delle trattative per il mercimonio dei pubblici ufficiali e delle conseguenti loro attività abusive. Ed in questo contesto, il Romeo interveniva, reiteratamente, per sollecitare Cammera e Fortugno ad aderire alle pretese degli imprenditori privati, ma anche per comprendere talune dinamiche amministrative connesse al pagamento delle “mazzette”.
Ulteriore personaggio cardine della vicenda corruttiva è Domenico Kappler, ancorché – anch’egli – privo di cariche formali che giustificassero il suo coinvolgimento nella vicenda. Si tratta di un manager, legato da stretti rapporti imprenditoriali con Alberto Scambia. Le indagini hanno dimostrato come Kappler palesasse evidenti interessi ed attiva partecipazione nella gestione operativa di Acquereggine S.c.a.r.l. e Idrorhegion S.c.a.r.l., significativa capacità d’influenza presso Acea S.p.a., ma soprattutto svolgesse il ruolo di amministratore delegato della società pubblica “Risorse Per Roma” S.p.a., attraverso la quale era conferito al Cammera un incarico professionale che costituiva una porzione del prezzo della sua corruzione.
Sergio Lucianetti è l’amministratore unico e socio di maggioranza (detenendo il 60% delle quote) della Prog.In S.r.l., l’impresa a cui il R.t.i. aggiudicatario dell’appalto investigato aveva affidato la concreta esecuzione della progettazione delle opere appaltate.
Luigi Patimo è il rappresentante della società spagnola Acciona Agua Servicios S.L. (filiazione della Acciona Agua S.A., società leader del settore, con sede ad Alcobendas – Madrid, dei cui requisiti economici e strutturali si è avvalsa la prima, per partecipare alla selezione indetta dal Comune di Reggio Calabria) che con la citata Idrorhegion S.c.a.r.l., ha costituito dapprima il R.T.I. unico partecipante e, quindi, aggiudicatario del bando di gara per la depurazione delle acque ed il servizio idrico della città di Reggio Calabria, quindi, sempre in compartecipazione con Idrorhegion S.c.a.r.l., ha costituito la società di progetto Rhegion Agua S.c.a.r.l. tramite la quale doveva essere gestito l’appalto, intorno al quale ruotano le vicende corruttive oggetto d’indagine.
Per come emerso dalle indagini, all’inizio del 2014 si approssimava la scadenza dei contratti di gestione dei servizi di depurazione e dell’idrico, e il comune di Reggio Calabria per sopperire alle carenze del settore, ricorreva al sistema del project financing. Alberto Scambia e Domenico Barbieri, grazie alle informazioni riservate fornite da Cammera e Fortugno, si adoperavano con largo anticipo nel predisporre le condizioni economico-finanziare necessarie per poter partecipare al bando di gara.
L’obiettivo è quello di creare “ad arte” condizioni tali da escludere la concorrenza di altre imprese o raggruppamenti temporanei di imprese, e una volta certi di concorrere “in solitudine”, ricorrendo all’istituto della proroga dei termini di scadenza del bando di gara, aggiudicarsi la stessa con il minimo del ribasso. Il bando, quindi, è stato viziato ab origine dagli accordi corruttivi preesistenti tra l’impresa e i dipendenti pubblici Cammera e Fortugno i quali, al fine di creare una sorta di “sbarramento” e impedire la partecipazione delle piccole/medie imprese alla gara, innalzavano i parametri dei requisiti economici di partecipazione.
Nello stesso bando, al fine di massimizzare i profitti del concessionario, Cammera e Fortugno indicavano un fatturato di volumi d’acqua difforme, da quello realmente consumato nel capoluogo reggino, creando le condizioni, affinchè il Rti aggiudicatario potesse conseguire fraudolente restituzioni milionarie da parte del Comune di Reggio Calabria.
Inoltre il dirigente Marcello Cammera si determinava a richiedere due proroghe della scadenza del termine ultimo di presentazione delle offerte al fine di consentire alla cordata “Acciona-Idrorhegion” di acquisire la matematica certezza di non incontrare la concorrenza di altre partecipanti, riuscendo così ad aggiudicarsi l’appalto con un ribasso assolutamente irrisorio, pari allo 0,1%.
E gli atti contrari dei pubblici ufficiali corrotti proseguivano anche in relazione alla predisposizione dello schema di convenzione che avrebbe dovuto essere sottoscritto dalla Giunta Comunale di Reggio Calabria. L’atto di regolamento del rapporto, infatti, era redatto in maniera completamente sbilanciata in favore del concessionario, prevedendo che dei maggiori risparmi di spesa che da ciò le imprese avrebbero conseguito si sarebbero fatti carico gli unici soggetti indifesi nella perniciosa progettazione del piano criminale: i cittadini di Reggio Calabria. Era stato, infatti, previsto che tali maggiori costi avrebbero zavorrato le bollette dell’utente finale.
Alla data odierna la convenzione per la gestione del servizio idrico e depurazione non risulta essere stata ancora firmata dalla Giunta Comunale.
Le condotte corruttive del gruppo Acciona, rappresentato da Luigi Patimo, nei confronti del dirigente del settore servizi tecnici del comune di Reggio Calabria Marcello Cammera e dell’Ing. Bruno Fortugno, possono essere sintetizzate efficacemente:
• nella promessa di assunzione di Paolo Cammera, figlio di Marcello, da parte di una società collegata ad Acciona Agua;
• nell’assegnazione di un incarico ad Antonio Cammera, fratello di Marcello, nell’ambito della materia di depurazione delle acque connesso al nuovo appalto di gestione;
• nell’assunzione del figlio del compare d’anello di Marcello Cammera, già dipendente di Idrorhegion, all’interno della nuova società di gestione del servizio di depurazione;
• nell’instaurazione di un rapporto di collaborazione professionale tra Giandomenico Fortugno, figlio di Bruno, e lo studio di progettazione Prog.In. di Sergio Lucianetti in Roma;
• nella promessa di Domenico Kappler, per conto del gruppo Acciona-Idrorhegion, di assunzione di Giandomenico Fortugno in Acea S.p.a. o in una società ad essa collegata.
Marcello Cammera risulta inoltre aver ricevuto altre utilità e promesse anche da Domenico Barbieri, Alberto Scambia, Domenico Kappler e Paolo Romeo come di seguito sintetizzato:
• Domenico Barbieri versa la propria “mazzetta” all’architetto Marcello Cammera ancor prima della pubblicazione del nuovo bando di gara. In relazione alla vecchia gestione del servizio di depurazione svolto da Acquereggine, il dirigente comunale aveva ottenuto dal Barbieri un posto di lavoro per il fratello Antonio Cammera. Quest’ultimo percepisce reddito sin dal 2013 dalla società “Alluminio Conduttori”, società riconducibile a Domenico Barbieri utilizzando tale rapporto di lavoro solo quale fonte di reddito e comunque solo saltuariamente quale occasione di effettiva prestazione lavorativa.
• Antonio Cammera ha ricevuto da Alberto Scambia un’offerta lavorativa per un incarico da svolgere a Cosenza, offerta rifiutata dal Cammera in quanto ritenuta poco remunerativa.
• Alberto Scambia ha prima prospettato al Cammera un potenziale ricorso alla giustizia amministrativa per farsi riconoscere gli interessi moratori relativi ad alcune fatture non pagate in tempo dal comune ad Acquereggine. Marcello Cammera, che ha firmato un documento che riconosce tali interessi a carico del comune, usa tutta la sua influenza su Scambia, Patimo e Barbieri affinché Alberto Scambia rinunci al contenzioso col comune, che avrebbe potuto esporlo ad un procedimento innanzi alla Corte dei Conti.
• Alberto Scambia e Domenico Kappler hanno concesso a titolo di tangente un incarico professionale a Marcello Cammera del valore di 11.600 euro per il tramite della società “Risorse Per Roma S.P.A.”;
• Paolo Romeo ha offerto, unitamente a Teresa Munari, appoggio “mediatico” a Marcello Cammera quando questi rischiava di perdere la “poltrona” di dirigente del settore servizi tecnici del comune di Reggio Calabria, permettendogli comunque al cambio di incarico di mantenere una branca attinente ai lavori pubblici; nel corso delle indagini sono state registrate infatti “campagne di mutuo soccorso” poste in essere tra i sodali, per difenderne la rispettiva onorabilità e immagine di fronte all’opinione pubblica, tra le quali la più evidente quella condotta da Paolo Romeo e dalla giornalista Teresa Munari, prodigatisi nel difendere Marcello Cammera dagli attacchi della politica locale, che a più riprese aveva annunciato pubblicamente di voler procedere alla rotazione dei dirigenti comunali. La predetta giornalista utilizzerà tutta la sua influenza sulla stampa locale, e le proprie aderenze con esponenti politici, al fine di rintuzzare gli attacchi mediatici al dirigente, concedendogli interviste tese a riabilitarne l’immagine pubblica e attaccando i suoi oppositori
• Domenico Barbieri ed Alberto Scambia, durante la riunione tenutasi a casa di Marcello Cammera, hanno offerto ulteriori vantaggi al dirigente al fine di ottenere la seconda proroga ai termini di scadenza di presentazione delle offerte del bando;
In sintesi, gli imprenditori indagati hanno costituito una stabile organizzazione con predisposizione di fondi neri e ripartizione degli incarichi corruttivi in un contesto organizzato tipico di soggetti professionalmente dediti a sviluppare la propria attività aziendale ed incrementare la propria capacità economica e di accaparramento di flussi economici pubblici, praticando professionalmente la corruzione. E’ lo stesso Toni Cammera a descrivere Alberto Scambia quale “stabile corruttore”, mentre Barbieri si muoveva sul mercato grazie alle relazioni privilegiate con Paolo Romeo ed i legami che lo stesso vanta nel sistema imprenditoriale, politico ed amministrativo, grazie al suo ruolo di membro della componente riservata della ndrangheta e di un’associazione segreta funzionale ad agevolare gli interessi quest’ultima. Ed a tale associazione pare del tutto integrato anche Marcello Cammera.
Quello di cui fanno parte gli imprenditori e professionisti indagati è un collaudato sistema, organizzato per la consumazione di una pluralità di corruzioni. Benché provenienti da diverse realtà imprenditoriali e diverse esperienze professionali, Alberto Scambia, Luigi Patimo e Domenico Barbieri avevano costituito un fondo nero, che fungeva da “stanza di compensazione” per la ripartizione dei proventi delle attività delittuose e delle spese extracontabili, molte delle quali funzionali alla corruzione dei pubblici ufficiali. “Portare in conto” era il termine utilizzato per riferirsi alla citata stanza di compensazione delittuosa. Inoltre, tutti avevano co-interessenze dirette o indirette in più ampie strutture imprenditoriali, nelle quali godevano di credito personale e relazioni privilegiate, all’interno delle quali chiedere ed ottenere – in funzioni di stabili relazioni personali di tipo sinallagmatico – utilità connesse all’occultamento del mercimonio di pubblici ufficiali ovvero alla creazione di fittizie relazioni economiche nelle quali occultare i flussi illeciti generati dalle condotte accertate.
Un vero e proprio sistema funzionale ad intercettare ed orientare flussi di spesa pubblica, per acquisire relazioni privilegiate ed illecite con la Pubblica Amministrazione, acquisendo enormi profitti a danno della stessa. Sono state altresì accertate, nel corso delle indagini, gravi irregolarità commesse da Marcello Cammera in favore di Vincenzo Carmine Barbieri, che hanno di fatto favorito l’impresa individuale di quest’ultimo, in quanto non immediatamente esclusa, ancorché gravata da interdittiva antimafia, con conseguente risoluzione del contratto, nei lavori inerenti gli “interventi urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico nel bacino della fiumara Gallico”.
Vincenzo Carmine Barbieri è infatti titolare di impresa operante nel settore delle costruzioni edili, opere stradali, acquedotti, fognature ed impianti idraulici, destinatario di certificato interdittivo antimafia emesso dalla Prefettura di Reggio Calabria, poiché indagato – unitamente al fratello, anch’egli imprenditore edile – nel procedimento penale scaturito dall’indagine c.d. “Meta” per associazione di tipo mafioso ed altro.
L’impronta d’illegalità funzionale a privilegiare gli interessi privati, in pregiudizio di quelli pubblici, di cui Cammera aveva permeato la sua gestione del proprio Ufficio aveva indotto gli imprenditori collusi con la ‘ndrangheta che quella fosse la prassi ordinaria, al punto che il Barbieri arrivava a minacciare gravemente il R.U.P. e il Direttore dei lavori – interpretando il rispetto delle regole da parte di questi come malevola intenzione di danneggiamenti nei propri confronti – al fine di indurli a adeguare il proprio comportamento all’atteggiamento “comprensivo” del Cammera, grazie al quale era riuscito ad ottenere extra-profitti, derivanti dai tempi più lunghi di formalizzazione della risoluzione contrattuale dei lavori relativi al bacino del Gallico”.