E’ bufera su Viale Mazzini dopo l’inchiesta della procura di Roma dopo un presunto sistema di corruzione sul sistema di luci. La sospensione dell’esercizio di un pubblico servizio è stata decisa dal gip di Roma, Pier Luigi Balestrieri, nei confronti di due funzionari Rai Maurizio Ciarnò e Stefano Montesi. Uno stop temporaneo a svolgere la propria professione anche per Ivan Pierri, già direttore della fotografia Rai.
Sono questi gli sviluppi dell’inchiesta per corruzione che ha fatto emergere l’affidamento – dietro presunto pagamento di denaro – di appalti per la fornitura di apparecchiature tecniche a società dell’imprenditore David Biancifiori, arrestato il 14 dicembre scorso. L’azienda aveva già sospeso i funzionari.
Il gip ha anche disposto il sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per un valore fino a 100mila euro nei confronti di Domenico Gabriele Olivieri, indagato per corruzione nella sua qualità prima di responsabile del Centro di produzione tv di Roma della Rai e poi dal 2012 di vicedirettore della Direzione produzione tv della Rai. Il gip ha disposto, inoltre, il sequestro fino a 75 mila euro nei confronti di Pierri, e fino a 15 mila e nei confronti di Montesi e Ciarnò.
I reati per i quali procede la magistratura nei riguardi degli indagati vanno dalla corruzione alla turbata libertà degli incanti. Nei confronti di un quinto indagato, Cesare Quattrociocche, dipendente della struttura acquisti e appalti della Direzione produzione tv della Rai, il gip ha respinto la richiesta di applicazione di misura interdittiva.
Dall’inchiesta svolta dalla procura di Roma è emerso un “vero e proprio sistema corruttivo” nella fornitura dei servizi di luci per la produzione di trasmissioni televisive Rai – tra le quali il Festival di Sanremo 2013 – in base al quale solo le aziende che pagano tangenti a funzionari Rai possono aggiudicarsi gli appalti. Lo scrive il gip di Roma, Pier Luigi Balestrieri, nell’ordinanza in cui dispone la sospensione dall’esercizio di un pubblico servizio nei confronti dei funzionari Rai Stefano Montesi e Maurizio Ciarnò. Reazioni politiche da più parti si registrano contro l’azienda.