5 Novembre 2024

Ecatombe a Valencia: “Quel parcheggio è un cimitero con oltre 5mila auto”. Si teme il peggio

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Oltre duecento vittime accertate, centinaia di feriti e di dispersi. Migliaia di sfollati. È questo finora il bilancio provvisorio della catastrofica situazione a Valencia, in Spagna, dove giorni fa una violentissima alluvione ha fatto ingenti danni e molte vittime.

Vittime che potrebbero superare le migliaia, secondo le autorità, le quali continuano a ribadire che altre vittime potrebbero essere intrappolate nelle auto e nei garage. Non solo. Anche in alcuni parcheggi sotterranei, invasi completamente dall’acqua, sono fonte di enorme preoccupazione.

“Quel parcheggio è un cimitero”. Sono le prime parole dei sommozzatori militari spagnoli della Ume che sono riusciti a entrare nel parcheggio sotterraneo, totalmente allagato, dell’enorme centro commerciale Bonaire, nei pressi della città di Aldaya.

Nel momento dell’inondazione, martedì pomeriggio, i negozi di abbigliamento, i ristoranti e i cinema erano aperti e in zona c’erano centinaia di persone. Anche qui il livello dell’acqua è salito fino a tre metri, e il parking, con 5.700 posti disponibili, è diventato una vera trappola mortale.

Secondo fonti dei soccorsi, citate dal giornale eldiario.es, le vittime possono essere “incalcolabili”. Ironia macabra della sorte, come si legge nel sito del Bonaire, il parking trasformato martedì in una trappola mortale era “gratis e a tempo illimitato”. Anche l’accesso dalle scale mobili al centro commerciale è completamente devastato, bloccato non solo dall’acqua ma anche dai resti e dai detriti portati dalla violenza della piena. Anche uscire da quel posto era impossibile. Secondo la stampa locale, questo parcheggio è uno dei punti di maggiore preoccupazione delle squadre di soccorso. Ancora non ci sono notizie ufficiali ma è trapelato che dentro ci sarebbero molti corpi. Insieme ai sub che lavorano in condizioni di grandissima difficoltà, sul luogo anche i vigili del fuoco che con le loro pompe stanno lavorando senza sosta per svuotare il parcheggio dall’acqua.

Il discorso del premier Sanchez
“La regione di Valencia richiede più militari, macchine, finanziamenti”, per far fronte alla “seconda peggiore inondazione del secolo registrata in Europa”, per questo “il governo invierà oggi stesso 5 mila soldati dell’esercito che si uniscono ai 3mila già dispiegati, e altri 5mila tra Guardia Civil e forze di polizia”. Lo ha detto il premier spagnolo Pedro Sanchez dopo il comitato di crisi alla Moncloa. “Il bilancio delle vittime della catastrofe”, che ha colpito la regione di Valencia “è salito a 211”, ha aggiunto. “‘Oltre alla ricerca dei dispersi la priorità è ristabilire i servizi danneggiati nei municipi’, ha segnalato il premier, nel tracciare un bilancio della “seconda inondazione che ha registrato più vittime dall’inizio del secolo”.

“Si è ristabilito il consumo elettrico al 94% dei colpiti” dall’interruzione delle erogazioni “ed è stata recuperata la metà delle 550.000 linee interrotte, con la previsione di recuperare il resto nel fine settimana”, ha sottolineato Sanchez.

Intanto una donna è stata ritrovata viva ed è stata salvata dopo aver trascorso tre giorni intrappolata in un’auto abbandonata in fondo a un sottopassaggio a Benetússer, uno dei centri più colpiti dalle inondazioni nei dintorni di Valencia.

La Regione non dichiarò la catastrofe, così Mazón s’è defilato
Ad inchiodare il presidente della Regione di Valencia Carlos Mazón, del Partito popolare, alle sue gravi responsabilità non è solo il video in cui martedì pomeriggio, il giorno della catastrofe, si diceva convinto che la pioggia sarebbe calata di lì a poco. Ma anche le sue scelte amministrative.

Come scrive El Pais, malgrado fosse già scoppiato il più grande disastro naturale avvenuto in Spagna negli ultimi decenni, con oltre 200 morti certificati al momento e chissà quanti dispersi, la Regione non ha dichiarato ‘l’emergenza catastrofica’, il livello di mobilitazione più alto previsto dalla legge locale. La principale conseguenza che avrebbe avuto questa dichiarazione, secondo le norme regionali, è che il presidente, cioè Mazon, avrebbe “assunto il comando e la direzione esclusiva di tutte le attività di emergenza” e tutta la struttura organizzativa del piano di emergenza sarebbe passata direttamente nelle sue mani.

Cioè, il presidente Carlos Mazón sarebbe diventato non solo politicamente ma anche giuridicamente responsabile dell’intera operazione di lotta alla Dana e alle sue conseguenze. Non essendo stato attivato tale provvedimento, il comando unico al momento continua ad essere detenuto dall’assessore regionale responsabile della protezione civile e della gestione dell’emergenza, Salomé Pradas. Sotto di lei, il massimo responsabile è il direttore dell’Agenzia Valenciana per la sicurezza e la risposta alle emergenze, Emilio Argüeso, che ha ammesso di essere entrato nel posto di comando avanzato solo il giorno dopo l’alluvione. In pratica, la direzione tecnica del Cecopi, il Centro integrato di coordinamento operativo, il cervello delle operazioni di emergenza e di aiuto alle popolazioni, è stata esercitata nelle ore cruciali da José Miguel Basset, l’ispettore capo del Vigili del Fuoco di Valencia.

L’appello dei sindaci dei comuni più colpiti

“E’ terribile, il paesaggio è desolante: ci sono 10.000 auto ammassate nelle strade, fango ovunque. Abbiamo bisogno di macchine pesanti per sgomberare le vie. Da soli non possiamo farcela”. E’ il grido di aiuto del sindaco di Aldaia, uno dei municipi della cintura sud di Valencia colpiti dalla catastrofe, sommersi dall’onda lunga delle inondazioni provocate dalla Dana.

A quattro giorni dal fenomeno estremo, molti quartieri restano isolati, senza luce e acqua potabile, nonostante l’ingente mobilitazione dell’esercito e dei mezzi di emergenza. “Dei ponti che avevamo nel paese ne resta in piedi solo uno. Stiamo lavorando con gli abitanti e i corpi di sicurezza dello Stato per tentare di ristabilire a poco a poco una così detta normalità e aiutare la gente a tornare a casa”, ha dichiarato Amparo Folgado, la sindaca di Torrent a Tve. Almeno 800 sfollati restano ospitati nel palasport e solo questa mattina la corrente elettrica è stata riattivata in gran parte del comune. Ma molti quartieri restano con gli accessi bloccati da montagne di veicoli, detriti e suppellettili trascinate dalla marea di fango.

Da Chiva la sindaca Amparo Fort ha lanciato un appello urgente in un comunicato diffuso sui social: “C’è bisogno di acqua e viveri per rifornire la popolazione perché qui non è ancora arrivata assistenza di nessun genere e non c’è copertura telefonica nel territorio comunale”, ha detto Fort, che ha definito la situazione “di estrema gravità”.

Il Centro di Emergenze del governo valenziano ha chiesto ai municipi colpiti di indicare le zone dove possano atterrare elicotteri e aree dove possano parcheggiare mezzi pesanti come scavatrici e gru, informa l’agenzia Efe.


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