Inchiesta “Garbino” partita da infiltrazioni nel porto di Catanzaro

Carlomagno

Si chiama Garbino, come il vento che soffia da sud-ovest che spazza via le nuvole dal cielo, lโ€™operazione con la quale questa mattina la Squadra Mobile di Crotone, insieme a quella di Catanzaro, ha eseguito 11 provvedimenti di fermo disposti dalla Direzione distrettuale antimafia nei confronti di altrettante persone di Isola Capo Rizzuto (Kr) accusate a vario titolo di fare parte di una associazione di tipo mafioso nonchรฉ dei reati satellite di scambio elettorale politico mafioso, usura, estorsione, porto e detenzione illegale di armi e stupefacenti. Complessivamente ci sono 29 indagati tra cui anche due noti penalisti di Crotone e Catanzaro.

Lโ€™indagine รจ partita nel marzo del 2020 prendendo le mosse da un fascicolo giร  aperto sulle infiltrazioni criminali nella gestione del porto di Catanzaro dal quale sarebbe emersa anche la figura di Fiorello Maesano, elemento della criminalitร  organizzata isolitana, ritenuto il soggetto al quale ci si rivolgeva per la risoluzione di varie problematiche, come quella di proteggere un imprenditore del posto dalle richieste estorsive rivoltegli da esponenti criminali egemoni in altri territori, in particolare di Cotronei e Petilia Policastro. Gli inquirenti hanno raccolto indizi dai quali emerge che a Fiorello Maesano era demandata la gestione della cosiddetta โ€œbacinellaโ€ contenente le somme provenienti dalle attivitร  illecite della cosca Arena, con le quali egli stesso provvedeva al sostentamento dei carcerati e delle loro famiglie.

A conferma dellโ€™attivismo degli indagati nel settore del traffico e della distribuzione di sostanze stupefacenti e dellโ€™ampia disponibilitร  di armi da parte dellโ€™organizzazione, sono stati effettuati numerosi sequestri, tra cui 2 chilogrammi circa di marijuana, una coltivazione di 707 piante di marijuana, una pistola Beretta calibro 9X21 con matricola abrasa, un fucile marca Falco sovrapposto calibro 8 e 92 ordigni esplosivi artigianali. Le attivitร  tecniche hanno consentito di documentare finanche il loro effettivo utilizzo, durante una prova di fuoco compiuta dagli indagati in una zona isolata del territorio di Isola Capo Rizzuto.