“Il conflitto non ha indebolito l’immagine di Putin. Anzi, credo che il prosieguo a lungo della guerra ha convinto il mondo che Putin è forte e comunque vincerà e quindi bisogna fare la pace, ma una pace che stia bene alla Russia e dare a lui la vittoria finale”. Lo ha detto Boris Belenkin, direttore dalla fondazione nel 1990 della biblioteca Memorial, ong russa insignita con il Nobel per la Pace 2022, e che oggi vive esule nella Repubblica Ceca partecipando oggi, a Rende, all’Università della Calabria, ad un seminario organizzato dal corso di Scienze politiche e dai docenti Marco Clementi e Francesco Raniolo.
“Cosa diversa – ha spiegato il dissidente Boris Belenkin – è la percezione della sua forza agli occhi del popolo russo e speriamo che si stia accumulando, all’interno della massa popolare, un’avversione nei confronti del regime che poi possa sfociare in una rivoluzione”.
“Da storico posso dire – ha aggiunto Belenkin – che questo, generalmente, è ciò che accade. Come storico ritengo che un regime muore quando muore il suo dittatore e quel momento, in genere, diventa il momento del riscatto per il popolo soppresso. La guerra, secondo me, terminerà quando Putin otterrà il riconoscimento dei territori finora conquistati nel corso del conflitto. Il problema è convincere i Paesi della Nato e Kiev di questo, ma nessuno vuole Putin come vicino”, ha concluso.