‘Ndrangheta, l’evoluzione mafiosa del clan degli zingari catanzaresi

Carlomagno

Da manovalanza impiegata dalle tradizionali cosche di ‘ndrangheta del basso crotonese e del catanzarese a cosca autonoma, vera e propria con tanto di “doti” ‘ndranghetiste e la possibilità di “battezzare” nuovi adepti.

E’ l’evoluzione compiuta dal gruppo criminale che fa capo ad un gruppo di nomadi, attivo nei quartieri a sud di Catanzaro da anni e ieri colpito da un’inchiesta coordinata dalla Dda che per la prima volta ha portato un giudice ad emettere un’ordinanza di custodia cautelare per associazione mafiosa nei confronti degli appartenenti al sodalizio, chiamato dal gip il “clan degli zingari”.

Un’operazione, quella giunta a conclusione delle indagini condotte dalla Squadra mobile del capoluogo calabrese, che ha portato a 62 arresti -38 in carcere mentre e 24 ai domiciliari- e a smantellare anche altre due organizzazioni, sempre composte da soggetti rom, dedite al traffico di droga.

Decisivo, per far scattare le indagini, nel 2018, il contributo di alcuni imprenditori e operatori commerciali che si sono ribellati al giogo imposto loro dalla cosca ed hanno denunciato i loro aguzzini, mettendo in moto la macchina della giustizia che ieri ha presentato il conto. Il tentativo del clan Rom di affrancarsi dalla cosche storiche all’inizio è stato avversato.

E lo dimostrano due omicidi compiuti nel 2015 e nel 2017 che secondo gli inquirenti troverebbero la loro origine proprio nell’inizio dei contrasti sorti per la voglia dei nomadi di acquisire un potere proprio. Ma dopo quella prima fase, la ‘ndrangheta “ha pensato che fosse più redditizio evitare ulteriori spargimenti di sangue concedendo l’autonomia e continuando a fare affari. Da qui il patto stretto tra le nuove leve e gli storici casati di ‘ndrangheta che concede autonomia ma in cambio chiede una percentuale sugli utili”. Un accordo che ha consentito alla cosca dei nomadi di intensificare il proprio controllo sui quartieri a sud della città: Pistoia, Corvo, Aranceto, Germaneto e Catanzaro Lido, imponendo il pizzo e spacciando droga. “Oggi pensiamo di avere liberato un po’ Catanzaro da una cappa criminale” è stato il commento del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri.