Il Tribunale amministrativo di Vienna ha bocciato i test PCR. I tamponi usati in Austria ma anche nel resto d’Europa, quindi in Italia, per i giudici austriaci “non hanno una valenza diagnostica” per rintracciare il cosiddetto Covid.
Gli esiti “farlocchi” dei test sono poi utilizzati dai governi per imporre restrizioni e limitazioni. Un “metodo” che da oltre un anno ha stremato i cittadini e messo in ginocchio l’economia reale.
Una sentenza clamorosa, del 24 marzo 2021, riporta il sito austriaco tkp.at, e rilanciata da pochi siti italiani come Affari Italiani e Byoblu (come sempre taciuta e censurata dai media mainstream) ha messo in discussione l’uso dei test PCR, considerandoli non “idonei” e diagnosticamente non rilevanti.
Per il tribunale amministrativo, che ha studiato da vicino le basi della della politica del governo federale austriaco, la definizione di “malattia” del ministro della Sanità Anschober è completamente sbagliata e infondata.
Inoltre, in un passaggio del testo, il tribunale mette in luce come la disinformazione da parte dei media mainstream non ha fatto altro che alimentare dubbi e confusione: “Il servizio sanitario della città di Vienna utilizza le parole “numero di casi”, “risultati dei test”, “eventi del caso” e “numero di infezioni”. Questa confusione di termini non rende giustizia a una valutazione scientifica della situazione epidemica. Per l’Oms il fattore decisivo è il numero di contagi-malati e non quelli risultati positivi o altri “numeri di caso”.
Basti ricordare – fa sapere il sito austriaco tkp.at – che il famoso scienziato medico John Ioannidis ha recentemente dimostrato in un nuovo studio che il tasso medio di mortalità per infezione è solo dello 0,15% in tutto il mondo, sebbene vi siano differenze locali significative.
Scarica la sentenza del Tar di Vienna
Già nei mesi scorsi alcuni scienziati italiani ed internazionali avevano redatto una dichiarazione congiunta sui test inattendibili.
Covid, tribunale di Bruxelles: “Revocare tutte le misure anti-Covid entro 30 giorni”
Intanto, riporta Affari Italiani citando alcuni media belgi, c’è una controversia anche in Belgio, e questa volta sulle misure anti-Covid. Secondo quanto stabilito dal tribunale di Bruxelles il Belgio deve “revocare entro 30 giorni tutte le misure Coronavirus”, poiché la base giuridica per esse è insufficiente. La Lega per i diritti umani aveva intentato la causa diverse settimane fa – riporta The Brussels Time – contestando al sistema belga di attuare le misure utilizzando decreti ministeriali, senza nessun contributo da parte del Parlamento. Il giudice del tribunale, secondo quanto riferisce il quotidiano Le Soir, ha concesso allo Stato belga “trenta giorni per fornire una solida base giuridica, o rischia una sanzione di € 5.000 al giorno per il superamento di questo periodo, con un limite massimo di € 200.000”.
Le attuali misure sul Coronavirus si basano sulla legge sulla sicurezza civile del 2007, che consente allo Stato di reagire rapidamente in “circostanze eccezionali”, ma il giudice ha ora stabilito che queste leggi non possono servire come base per i decreti ministeriali, riporta The Brussels Time. “Il giudice ha stabilito che il principio di legalità è stato violato perché l’attuale modo di lavorare non è abbastanza prevedibile”, ha confermato all’emittente radiofonica VRT Kati Verstrepen della Human Rights League, aggiungendo che le conseguenze sono “non così drammatiche” che da un giorno all’altro successivamente, le misure non sarebbero più valide. Per ora le misure anti-Covid in Belgio non cambieranno, ma il verdetto è allo studio del ministro dell’Interno Annelies Verlinden, riferisce il quotidiano De Standaard.
La presentazione del ricorso contro la sentenza del tribunale è ancora possibile, ma trattandosi di una sentenza sommaria, l’appello non sospenderebbe l’esecuzione della sentenza, riferisce The Brussels Time. La Camera intanto dovrà discutere l’imminente legge belga sulla pandemia, che dovrebbe fornire “una base giuridica permanente, per l’adozione di questo tipo di misure restrittive durante una pandemia”.
Secondo diversi esperti legali, anticipare la legge il prima possibile è fondamentale, onde evitare che i giudici annullino “le ammende scritte per violazione delle misure”. E questa sentenza– conclude il quotidiano belga– non fa che aumentare la pressione per adottarla rapidamente.